La lavanderia di Conte
di Umberto Pirilli *
L’Italia eredita dalla storia dei suoi Padri il record dei primati: Roma, che per quasi un millennio ha dominato il mondo allora noto; Dante Alighieri, di cui ricorre il settecentesimo dalla morte, per la sua colossale trilogia della vita altra; Michelangelo, Raffaello, Giotto, Galileo, Manzoni, una lunga teoria di giuristi insigni che da Giustiniano, con il suo Corpus Juris, ha indirizzato e guidato il mondo verso l’odierna civiltà giuridica; di santi e di navigatori, cito Colombo e l’America. E, infine, il teorico della politica moderna, Niccolò Machiavelli, il cui manuale di riferimento, il Principe, ha teorizzato tra l’altro che la Politica va separata dalla morale. E qui, su questo punto, Conte casca . Gli interpreti del suo pensiero oscillano sul significato da attribuire ad una consonante, una sola, se la “p” di politica debba essere maiuscola o minuscola, sostantivo o aggettivo. La scienza politico-giuridica è ferma nel convincimento che la P debba essere sempre maiuscola perché è sempre e comunque riferita alla più alta nobile e incisiva delle arti. Deve ritenersi quindi sostantivo, un soggetto plurisoggetivo da cui dipende la vita dei più, l’esistenza e il destino degli stessi Stati. Altri politologi ritengono che la “p” debba essere maiuscola solo dopo il punto e solo in quei rari casi in cui può intendersi come soggetto; in tutti gli altri la politica diventa un aggettivo protopolitico da età della pietra. I tempi sono cambiati, sostengono. Oggi anch’essa ha bisogno di essere reinventata e adeguata ai bisogni della società moderna. C’è l’esigenza, insomma, di una grande lavanderia delle idee, di un comitato di esperti che necolgal’essenzaeneinterpretil’anima,ilpensierodioggirispetto aquelloespresso sette secoli prima dal grande oracolo della Politica. Dopo di lui ci sono stati personaggi importanti che hanno applicato con una visione moderna il suo pensiero; e, tra questi quell’Adolf Hitler la cui frase “si ha bisogno di grandi bugie per tenere le masse” ha fatto il giro del mondo. E oggi, per fortuna, c’è Giuseppi Conte. E così sia. Gli esperti del Presidente del Consiglio hanno capito e hanno lavorato alacremente, la lavanderia di Palazzo Chigi ha centrifugato senza sosta sottoponendo a prova i migliori detersivi e finalmente Conte emette, naturalmente su conforme parere degli esperti, il suo settantesimo DPCM segreto, coperto cioè dal segreto di Stato, decreto che riservatamente trasmette ai vertici delle istituzioni italiane ed europee, Vaticano compreso. E così sia. Subito dopo convoca PD e 5 Stelle e spiega loro il senso della parola e la libertà che da tutto ciò ne deriva per le modifiche linguistiche ed interpretative da apportare al nuovo vocabolario italiano al quale stanno lavorando gli esperti. Precisa che le spese ed i costi relativi saranno inseriti nel Recovery Plan. Il cerchio si chiude così ed i media si dovranno facilmente adeguare. Inizia la discussione al Senato. L’ex Presidente del Consiglio Mario Monti invoca il dovere della verità, pur
votando a favore. Il senatore Nencini, capo dei socialisti, molto critico sul trasformismo delle idee di Conte, conclude affermando di non essere una sala da barba. Va precisato però che il suo voto extra time è stato poco più tardi, se pur travagliato, a favore del Governo grazie al capo della lavanderia la cui auto, apparsa davanti alla porta del Senato con motore e fari accesi, lo attendeva da un momento all’altro: 5, 10, 20 minuti; si spengono i motori, si spengono le luci, i due bevono l’ultimo caffè mentre Conte illustra a Nencini il segreto dell’ultimo DCPM segreto e Nencini, convinto, corre a votare per il si; e con il lui Ciampolillo, il senatore che guarisce le piante con acqua e sapone e contrasta il Covid con la cannabis, argomenti validi per fare di lui il nuovo ministro dell’agricoltura e salvare le piante dalla xylella e anche, perché no, gli italiani dal Covid. La Presidente Casellati aveva già dichiarato la chiusura delle operazioni di voto, ma dopo la visione della var le riapre ammettendo i due a votare extra time. La discussione per la fiducia al Governo era stata ricca di interventi tra i quali, tralasciando i leaders sui quali sarà opportuna un’apposita riflessione, quello della storica leader dei radicali, Emma Bonino: voto no perché in politica contano le idee, non solo i numeri; e quella di Quagliarello: voto no per un fatto di sostanza, ma anche di dignità e di stile. Il dibattito dei favorevoli, impostato dalla lavanderia, è stato in massima parte condotto sull’uso delle parole e sul loro significato secondo il nuovo lessico contiano mentre l’opposizione insisteva sull’attualità del vecchio. Il Senato, con 154 voti più due extra time raggiunge una sofferta maggioranza semplice. Le parole camaleonte, voltagabbana, traditore, trasformista usate contro gli scilipoti di Berlusconi -su cui, per altro, la magistratura aveva abbondantemente e prontamente indagato, e poi anche condannato-, vengono sostituite, lavate e cambiate di genere diventando per legge segreta, ma certamente democratica, costruttori e responsabili. Un autorevole quotidiano, la Stampa, ripreso da altri giornali, ha scritto di pressioni da parte di forti apparati dello Stato per condizionare il voto di taluni senatori a favore di Conte. Su tutto questo, e se ci siano in atto inchieste della magistratura, a noi non è dato sapere. Sappiamo però che il Presidente Conte intende raggiungere la maggioranza qualificata e quale mezzo al fine ha previsto la nascita di quattro nuovi ministeri e di quindici sottosegretariati. Anche perché è logico che così sia perché ci sono da soddisfare le nobili esigenze dei nuovi costruttori i quali vogliono a tutti i costi dare dimostrazione della loro responsabilità assumendo nel governo un ruolo consono al loro bagaglio culturale arricchito dalla conoscenza della nuova edizione del Principe di Niccolò Macchiavelli; il quale, dall’angolo del Paradiso riservato ai grandi della scienza, ha visto e ascoltato tutto insieme al Sommo Padre Dante che di politica e di politici qualcosa si intende. Machiavelli rivolge a Conte una domanda: “ma la ragion di stato su cui discetto nel mio saggio mi pare scollegata ed estranea al tuo progetto, addirittura assente”. Il
Presidente Conte replica dolcemente, come un bimbo alla maestra: No. No. E’ presente e non la cito perché si identifica con me e in me. Machiavelli non risponde, si alza, spegne la comunicazione e saluta il Sommo Poeta il quale accende i canali unificati con l’Italia intera e senza curar del Presidente Conte, recita: “O serva Italia di dolore ostello, tanti somari sopporti sotto il tuo ombrello, e noi da qui, Padri del tuo passato, piangiamo il destino a te riservato, e tu piangi per man di un poverello che ti candida a diventar non donna di provincia ma sol di bordello”.
* ex deputato
ex europarlamentare