Mps, altolà della Fondazione: «Pronti a nuove azioni legali»

«Le fondazioni devono fare cose che non sono oggi quelle di fare i banchieri o di essere determinanti nelle scelte dell’impresa bancaria». Ha le idee chiare il presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena Carlo Rossi su quale sia il ruolo che spetta alla fondazione senese in futuro.

Un ente che per anni ha distribuito milioni di euro su Siena e in Toscana ma che, dopo le vicende della banca più antica del mondo, ha diluito la sua presenza nel capitale fino allo 0,003% e si è reinventata a sostegno dello sviluppo del territorio. «In generale avere partecipazioni nelle banche oggi non è un affare», aggiunge Rossi che non si tirerebbe però indietro però se investire nella banca creasse valore aggiunto al territorio, chiaramente senza tornare alle partecipazioni del passato.

Presidente, a che punto è la richiesta di risarcimento danni da 3,8 miliardi che avete avanzato alla banca?

«Siamo fermi, non c’è al momento nessuna trattativa in corso. Ma l’obiettivo era chiaro fin dall’inizio. Fare azioni contro i vertici dell’azienda era la fase preliminare per agire poi contro la banca. Il 31 luglio 2020 abbiamo fatto richieste stragiudiziali e una messa in mora per interruzione dei termini su vicende che nascono dalla sentenza penale di Milano che ha condannato in primo grado gli ex vertici di banca Mps e i vertici delle banche che avevano collaborato con Mps sui derivati. I nostri legali hanno ravvisato comportamenti per i quali la fondazione ha chiesto indennizzi. Ma la Fondazione è dal 2013 che ha iniziato cause per risarcimenti».

Dopo il consiglio comunale avete già avviato pratiche per qualche causa giudiziale?

«Il consiglio comunale non detta i comportamenti della Fondazione, poiché la Fondazione è un soggetto autonomo per legge, statuto e storia però è chiaro che ne dobbiamo tenere conto. Stiamo riflettendo su come muoverci. Dal documento approvato a maggioranza c’è l’invito a procedere con gli atti di citazione e li stiamo preparando».

Quanto pensate di ottenere dalla richiesta di risarcimento e in che tempi?

«Siamo in una fase preliminare, dire cosa ci aspettiamo è difficile da un punto di vista tecnico. Attualmente ci sono soltanto lettere di messa in mora e richieste stragiudiziali. Sulla causa dell’aumento di capitale del 2008, non abbiamo ancora quantificato il danno. Abbiamo fatto una richiesta sull’aumento di capitale ma il danno è ben altra cosa. Sugli aumenti di capitale 2014 e 2015 la nostra posizione si basa su una sentenza di condanna per la quale non ci sono ancora le motivazioni».

Sareste disponibili ad accettarne una parte in azioni?

«In questo momento non lo potremmo fare. I documenti programmatici della Fondazione escludono che partecipi in modo significativo nel capitale della banca. Poi i documenti si possono anche modificare nel rispetto dello statuto e delle norme. L’accordo fra ministero dell’Economia e delle finanze e Acri, l’associazione delle fondazioni, peraltro prevede una diluizione delle partecipazioni nelle banche».

Ma acquistare azioni della banca in caso di nascita di uno spin off territoriale in seguito a un’aggregazione?

«A oggi siamo un’istituzione attenta alle sorti del territorio. Sì, se un intervento nel capitale di banca Mps o di quello che sarà, dovesse essere ritenuto un elemento utile alla crescita del territorio e creasse valore, altra condizione imprescindibile perché non è più tempo in cui mettere soldi per una partecipazione di sensibilità sociale, possiamo esaminare eventuali proposte. Ma al momento non ce ne sono. Ci sono solo ipotesi. E comunque poi i conti dovrebbero tornare».

Contatti con il ministero dell’Economia e delle finanze?

«C’è stato un incontro, noto, al quale siamo stati invitati e nel quale ci è stata rappresentata da parte del Tesoro la loro esigenza di uscire dal capitale della banca entro il 2021. A oggi registriamo sulla stampa ipotesi di possibili aggregazioni ma al momento non ci sono soluzioni anche perché eventuali partner non vengono allo scoperto».

Tra i diversi scenari fatti fino a ora, quale ritiene migliore per la banca e per il territorio?

«Una banca con una dimensione autonoma, presenza della direzione generale su Siena e non solo del marchio ma specifici uffici, commerciali, produttivi, area crediti, area prodotti perché sono quelli che danno lavoro e definiscono le strategie della banca. Ma soprattutto una strategia relativa alla presenza di sportelli e di una rete che possa far proseguire il legame tra le imprese e Mps. La strategia industriale non so delinearla perché i numeri bisognerebbe conoscerli. Che la partecipazione principale o totalitaria passi in mano ad un soggetto bancario o finanziario più grosso, è fatale debba esserlo. Oggi il 65% è in mano al ministero e lo deve dismettere».

Com’è cambiato il ruolo della Fondazione Mps negli anni?

«Una fondazione ridimensionata in termini patrimoniali che esercita il suo ruolo di motore di sviluppo del territorio sia attraverso contributi ed erogazioni ma soprattutto attraverso idee, proposte, relazioni con il territorio e sovra locali. Questo il nostro ruolo. E mi pare sia riconosciuto dagli addetti ai lavori con cui siamo a contatto».

Quali sono i nuovi settori che ritenete strategici?

«Sostegno al territorio, sociale, sostenibilità, economia circolare, arte e cultura. Su questo facciamo la nostra parte per la crescita e lo sviluppo della nostra comunità di riferimento».

Su quali progetti state lavorando?

«Dagli inizi degli anni duemila abbiamo dato vita alla start up Toscana Life Sciences. In oltre 15 anni ci abbiamo investito risorse per 25 milioni di euro. Oggi che è un centro di ricerca, potrebbe arrivare proprio da Tls il primo farmaco per curare il Covid. Un piccolo successo per la Fondazione. Anche nei momenti di difficoltà non abbiamo mai smesso di sostenere l’Accademia Chigiana, altra nostra eccellenza. Ma anche il supporto alle emergenze sanitarie, sociali ed educative legate alla pandemia. Negli ultimi anni abbiamo orientato sempre di più l’attività allo sviluppo sostenibile, concentrando gli obiettivi di agenda 2030, a livello locale. E poi interventi per ridurre le fragilità sul tema del dopo di noi, il bando per gli enti del terzo settore, il bando Ikigai per promuovere occupabilità e formazione degli under 35. E infine il Sai Hub, progetto per lo studio dell’applicazione dell’intelligenza artificiale al tema delle scienze della vita e al farmaceutico».

Un tempo la Fondazione era punto di riferimento per il territorio. Come si sente percepita la Fondazione Mps oggi?

«È ancora molto percepita come un importante punto di riferimento, perché ci sforziamo di essere vicini a tutto quel territorio con cui possiamo rapportarci». —

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