Gestione Cie-Cara, processo d’appello per il viceprefetto di Gorizia Allegretto

GORIZIA. Per il viceprefetto Gloria Sandra Allegretto e il dirigente prefettizio Arnaldo Piccolo non è finita. Si apre il processo davanti alla Corte di Appello di Trieste, in merito alle vicende legate alla gestione del Cie e Cara di Gradisca d’Isonzo. L’udienza è prevista il prossimo 23 febbraio. L’ipotesi di accusa è quella di falsità ideologica in atto pubblico in concorso, al funzionario della Prefettura è contestato anche il reato di favoreggiamento a vantaggio della dottoressa Allegretto.

La Procura di Gorizia, attraverso il pubblico ministero Valentina Bossi, ha infatti impugnato la sentenza di assoluzione pronunciata dal Tribunale di Gorizia nei confronti del viceprefetto e del funzionario prefettizio, lo scorso mese di marzo. La Procura goriziana dunque insiste, mentre nel frattempo il procedimento già avocato dalla Procura generale che vedeva coinvolti anche la Allegretto e Piccolo, era culminato con l’archiviazione e quindi l’uscita definitiva di tutte le posizioni istituzionali prefettizie.

L’ultimo atto era stata infatti la disposizione del Gip Flavia Mangiante che, alla luce della richiesta del procuratore triestino Carlo Zampi, aveva decretato l’archiviazione comprendendo le posizioni del prefetto Vittorio Zappalorto, del viceprefetto Antonio Spoldi e di Anna Sammarro, dirigente dell’Ufficio immigrazione della Questura e all’epoca dei fatti componente della Commissione di monitoraggio delle strutture per i rifugiati.

E ora dunque siamo al secondo grado di giudizio per l’accusa di falso. Era stato il primo processo giunto a conclusione, il filone era scaturito dal “ramo” principale, tuttora in corso in dibattimento, riguardante in particolare le fatture pagate dalla Prefettura di Gorizia al Consorzio Connecting People, che aveva gestito le strutture dedicate ai rifugiati richiedenti asilo. Lo scorso marzo quindi il Tribunale di Gorizia, attraverso il giudice monocratico Marcello Coppari, aveva stabilito la sentenza di assoluzione perché i fatti non sussistono. Il pm Bossi aveva invece richiesto la condanna ad un anno di reclusione per il viceprefetto e ad un anno e due mesi per il dottor Piccolo.

L’aspetto di fondo sostenuto dalla pubblica accusa in dibattimento riguardava sostanzialmente l’inattendibilità dei dati che erano stati all’epoca elaborati dalla Prefettura circa le presenze degli immigrati al Cie e Cara e i pagamenti effettuati a favore del Consorzio Connecting People. Per questo era stato istituito un gruppo di lavoro condotto dal viceprefetto Allegretto e da Piccolo. Dati che secondo la Procura non erano congruenti, sostenendo l’ipotesi delle fatturazioni “gonfiate”.

Le difese, rappresentate rispettivamente dagli avvocati Giuseppe Campeis di Udine e Piero Fornasaro de Manzini, avevano invece sottolineato la «superficialità» dell’indagine che era stata condotta e quindi l’«inconsistenza delle accuse». Non resta a questo punto che attendere l’esito del procedimento in Appello.

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