Mission Impossible, un poltrona per Conte
Una poltrona per Conte. Nel famoso discorso del tavolino (una delle pagine più tristi della politica italiana) l'ex presidente del Consiglio ha affermato «ci sarò sempre». Una minaccia (citazione video del governatore della Campania, De Luca) da cui sorge spontanea una domanda: dove?
Giuseppe Conte infatti da quando a Palazzo Chigi arriverà ufficialmente Mario Draghi non avrà un ruolo, una poltrona, un compito politico istituzionale.
Non è stato eletto, non è ancora nell'organigramma del Movimento 5 Stelle. C'è ma non è nulla. Così, da giorni, è cominciata una disperata corsa alla poltrona-per-Conte. Corsa che in realtà ha cominciato lui per primo cercando proprio in Piazza Colonna di prendersi le redini dei grillini. Operazione fallita miseramente come dimostra la sua assenza nella delegazione ricevuta da Draghi (e guidata da Beppe Grillo). Allora ecco che la seconda strada era quella di Conte Ministro del prossimo governo (magari agli Esteri, al posto di Di Maio); strada smentita da diretto interessato ma in realtà stoppata dal Quirinale in prima persona: troppo divisivo sarebbe stato un suo ingresso nell'esecutivo (ve lo immaginate Renzi e/o Salvini davanti ad una opzione simile?).
Serve un'altra idea. Eccola. Con il prossimo passaggio dell'ex ministro Padoan alla guida di Monte dei Paschi di Siena ecco che si libera un posto in Parlamento. Così l'idea è quella di candidare nelle elezioni suppletive nella città delle contrade e del Palio proprio Conte. Ma il Pd che alla fine cederebbe una poltrona sua ad un altro partito, non sembra essere molto felice di questa ipotesi. Ecco, il partito.
In realtà la prima opzione era proprio quella di un suo partito personale da far nascere per una campagna elettorale «casa per casa», come ha detto ad alcuni collaboratori quando ha capito che l'idea del Conte-Ter era naufragata. Poi però Mattarella ha stabilito che al voto non si va e quindi far nascere un partito oggi sarebbe stato un suicidio politico e personale.
C'è poi un'ultima voce, perché in primavera a votare si andrà. Non per le politiche ma per le elezioni amministrative e in molte gradi città. Su tutte ecco la Capitale. L'alleanza M5S-Pd potrebbe infatti portare alla candidatura proprio dell'ex premier per il Campidoglio, anche se il Pd aveva già in mente di dirottare l'ex ministro dell'Economia Gualtieri (rimasto molto probabilmente anche lui senza poltrona).
Una corsa contro il tempo. Infatti più passano i giorni e più cala la popolarità dell'ex premier. Già oggi è 20 punti sotto Draghi. Senza un ruolo reale, senza microfoni e telecamere l'ex avvocato del popolo rischia di sparire anche dalla memoria della gente.