Un cluster della variante inglese a Padova. «Virus al bivio, contagi a rischio ripresa».

PADOVA. Dopo mesi di continua scalata, il coronavirus ha imboccato la discesa, ma da qualche giorno l’andamento della pandemia sembra essersi cristallizzato in quello che viene definito effetto “plateau”. Di fatto un numero più o meno costante di nuovi contagi che vengono registrati sulle ventiquattr’ore, senza più significativi arretramenti. La diffusione del virus è a un bivio: da qui o riprende la discesa o fa retromarcia e imbocca di nuovo la salita.

Ed è su questa manovra che gli specialisti stanno puntando l’attenzione. Perché basterà attendere la fine del mese per capire quale direzione avrà preso la pandemia. A confermarlo è la direttrice dell’Unità di Malattie infettive dell’Azienda Ospedale Università di Padova, Annamaria Cattelan.

Che non nasconde i suoi timori: il ritorno in zona gialla che porta con sè l’allentamento di una serie di restrizioni rischia infatti di rimettere benzina nel motore del Covid 19. E c’è un altro aspetto che preoccupa, ovvero le varianti del virus: a Padova è stato già identificato e circoscritto un cluster della variante inglese, con una decina di persone che si sono infettate e molte di loro che sono finite in ospedale.

Contagi stabili

Proprio grazie al trend in discesa dei contagi, l’Azienda ospedaliera sta riconvertendo alcuni reparti che erano stati dedicati ai pazienti positivi alla loro originaria funzione, trasferendo i pochi pazienti rimasti nell’Unità di Malattie infettive: «Per effetto del ripristino delle Cliniche mediche e la riduzione dei reparti dedicati all’assistenza Covid» conferma Annamaria Cattelan, «abbiamo avuto un trasferimento di pazienti agli Infettivi, motivo per cui non abbiamo visto calare il numero di presenze in questa Unità che oscilla tra i 45 e 50 pazienti. Al netto comunque dei trasferimenti, registriamo un tasso di nuovi ingressi molto basso. Siamo passati da 6-7 ricoveri al giorno a uno o due. L’età dei pazienti è molto variabile: ieri, per esempio abbiamo ricoverato una centenaria e un’altra donna di 47 anni. Alcuni pazienti sono reduci dalla Terapia intensiva e accusano ancora problemi renali, cardiaci e respiratori».

La quantità dei pazienti è solo un pezzo del problema: «Stiamo vedendo effetti molto seri del Covid 19 soprattutto sugli anziani, spesso con altre patologie, ma non solo» rileva la direttrice, «motivo per cui la qualità dell’assistenza è molto impegnativa anche in questa fase».

Fine mese

Nel reparto sono stati ricoverati anche alcuni pazienti risultati infettati dalla variante inglese del coronavirus: «Una persona rientrata dall’Inghilterra e partita da lì con tampone negativo» racconta Cattelan, «è risultata invece positiva al tampone eseguito qui. È quindi scattato immediatamente il tracciamento dei contatti e l’isolamento. Il sequenziamento ha confermato poi che si trattava della variante inglese. In pochi giorni si erano già infettate una decina di persone, a dimostrazione dell’alta capacità diffusiva che caratterizza questa variante».

E sono proprio queste mutazioni a destare preoccupazione: «Al momento non abbiamo avuto riscontro di altre varianti dai sequenziamenti che vengono effettuati dall’Istituto Zooprofilattico» sottolinea Cattelan, «ma è certamente un fronte sul quale stare molto attenti».



Secondo la direttrice di Malattie infettive bisognerà attendere la fine del mese per capire che strada prenderà la pandemia: «Ora siamo in una fase di stasi, le prossime due settimane saranno cruciali per vedere che traiettoria prenderanno i contagi. Il ritorno in zona gialla» rileva l’infettivologa, «ha già fatto vedere i suoi effetti, con i primi assembramenti nel fine settimana e un allentamento delle norme di prevenzione». Un film già visto e la dottoressa teme la n una replica: «La paura di una ripresa della circolazione del virus c’è ed è fondata» ammette Cattelan, «stiamo con le antenne ritte e vediamo cosa succede». —