Euridice, prima tribuno donna: «Goliardia è cultura e libertà»
PADOVA. Fino al 1951 il “tribuno" della goliardia padovana – il grado più alto dell’antica confraternita di studenti dell’ateneo – veniva nominato con una scazzottata tra studenti di Medicina, nello specifico tra chi, al terzo anno, portava la barba e non aveva ancora sostenuto l’esame di Anatomia: chi riusciva, letteralmente sgomitando, a farsi trovare in piedi sulla cattedra all’arrivo del professore nell’aula, sarebbe diventato tribuno. Nel ’51 il rettore del tempo, Guido Ferro, dopo un “goliardico” incidente con il ministro della Pubblica Istruzione, decise che era ora di darsi una regolata.
Tra le tradizioni che cambiano e quelle che restano, il segno dei tempi è anche la nomina a tribuno della prima donna nella storia della goliardia. Si chiama Elena ma per i compagni e le compagne goliardi è Euridice: tutti infatti ricevono, dopo il “processo” con cui entrano in confraternita, un rito di iniziazione che prevede una serie di prove. E un soprannome più o meno irriverente.
«Ce ne sono alcuni molto particolari, io mi ritengo fortunata», glissa Euridice, eletta tribuno lunedì, nella cerimonia che si tiene ogni anno l’8 febbraio, ricorrenza dell’insurrezione studentesca contro l’occupazione austriaca del 1848.
«L’8 febbraio è la pasqua goliardica per eccellenza», spiega. «È una ricorrenza importante per Padova e anche per noi. E quest’anno è stata una vera giornata di pasqua e di rinnovo, dopo un anno pieno di cambiamenti che hanno sconvolto le nostre vite. Avevamo bisogno di un nuovo risorgimento».
La cerimonia di nomina si è tenuta, come sempre, al Bo, lunedì a mezzogiorno. «Di solito ci sono dei candidati, e io non ero tra questi, ma in modo del tutto spontaneo i compagni goliardi hanno voluto nominare me: a quel punto non potevo tirarmi indietro», spiega Euridice, il cui nome da tribuno sarà Apocalisse Valerianas. Tribuno, e non “tribuna”, specifica, perché «a Padova l’unica tribuna è la Fattori, all’Euganeo. Il tribuno è una figura asessuata, la tradizione goliardica non ha mai dato peso alle imposizioni di genere. Sono stata scelta perché i compagni hanno riconosciuto in me una figura semplice e genuina. Ed è bello vedere che proprio i giovani diano sempre meno importanza al genere delle persone».
E proprio tramandare le secolari tradizioni della goliardia è fra le responsabilità del tribuno, nonostante molti dei riti e delle consuetudini negli anni siano cambiate – ma in fondo un po’ anche per questo, perché il cambiamento non diventi oblio.
«A differenza di quello che pensavo vedendo questo mondo da fuori, la goliardia dà una visione diversa dell’Università», racconta Euridice. «La goliardia porta con sé e tramanda la storia dell’università e della città, pur mettendo al centro il lato più irriverente della vita studentesca. Per me è stata fonte di arricchimento personale. Ho imparato tanto sulla storia di Padova e dell’ateneo. Spesso parlo con compagni che pur studiando qui non sono mai stati a Palazzo Bo. Ci sono tante possibilità di conoscere la storia di questi luoghi, e io in primis come tribuno cercherò di dare il mio contributo, sempre nello spirito di libertà che è uno dei valori più importanti dell’ateneo». Euridice è cresciuta in provincia, e a Padova studia Dams, discipline delle arti, della musica e dello spettacolo. L’età? Domanda banale: «I goliardi hanno sempre vent’anni». —