L’arte fa rivivere le vetrine spente di Venezia
VENEZIA. L’arte dietro le vetrine spente, nei negozi che la pandemia ha svuotato, uno dopo l’altro, lasciando intere calli senza vita. A un mese dall’avvio del progetto “Off/On Presenze-Assenze”, ideato dai mascareri Gualtiero Dall’Osto e Giovanni Pulze della bottega Tragicomica a San Polo, sostenuto da Venessia.com, altri tre negozi hanno accolto dipinti, sculture e installazioni con il duplice scopo di riutilizzare le botteghe sfitte a canone zero e dare visibilità a chi fatica a farsi conoscere. Sono oltre 50 gli artisti che hanno fatto richiesta di poter collocare le loro opere in una vetrina e, al momento, cinque o sei i proprietari dei fondi che, rimasti senza inquilini per la crisi, in attesa di tempi migliori, si sono detti: piuttosto che vedere giornali e cartoni sulle porte, perché no?
Gli artisti
Anna Brondino, ad esempio, ha dato i tre negozi di proprietà della famiglia a un gruppetto di artisti le cui creazioni hanno sostituito capi di abbigliamento e calzature. Uno in calle dei Fuseri, due in calle della Mandola, nei giorni scorsi sono ritornati a vivere grazie alle opere di Paolo Franzoso, Marco Rizzo, Aldo Pallaro, Ivana Burello, Luciana Zabarella. «Una volta che i precedenti inquilini se ne sono andati, non sono più riuscita ad affittare i negozi», spiega Anna Brondino, «certo, se avessi voluto darli ai cinesi non avrei avuto problemi. In questi mesi ho ricevuto non so quante telefonate».
Gli inquilini
Già lo scorso ottobre, Anna Brondino aveva messo nelle vetrine dei tre fondi un cartello in cui spiegava che avrebbe affittato solo ad artigiani o a chi forniva servizi per i veneziani. «Niente paccottiglia, vetri a un euro, borse di finta pelle», aveva detto l’imprenditrice. L’autunno, tuttavia, con il semi lockdown, i confini tra le regioni, il crollo del turismo, la città deserta, non aveva contribuito a trovare nuovi inquilini. «Un giorno ho letto di questa iniziativa e ho pensato che fosse una cosa giusta», continua. «In questi mesi abbiamo visto decine di negozi vuoti, con le vetrine coperte da fogli di carta. Uno spettacolo tristissimo. Così, invece, la città è un po’ più gradevole sia per i veneziani che i pochi turisti che ci sono in questo periodo. Inoltre, gli artisti hanno una possibilità in più di esporre le proprie opere».
Le vetrine
Le vetrine, di fatto, sono concesse a pittori e scultori, che non pagano un euro e che potranno stare nei negozi fino a quando il proprietario del fondo non troverà un nuovo inquilino. Ai due primi negozi a San Polo, e ai tre di Anna Brondino, sta per aggiungersene un altro in Ruga Giuffa, con la speranza, come spiega Matteo Secchi di Venessia.com, di creare nel tempo «una sorta di mini Biennale».
La mappa
«Il nostro sogno è quello di averne almeno una trentina sparsi in tutta la città per poi fare una mappa interattiva e avere una grande galleria diffusa», dice ancora Secchi, «in realtà, al momento, i proprietari dei fondi latiano un po’ e gli artisti che chiedono di esporre sono tantissimi. La domanda, insomma, è di gran lunga superiore dell’offerta». —
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