Si richiude, i baristi veneziani: «Una mazzata, finirà male»
VENEZIA. Indietro tutta, ai fuochi spenti, ai frigoriferi staccati, ai grembiuli appesi al gancio. Il ritorno in zona arancione, dopo appena cinque settimane tinte di giallo, piomba su bar e ristoranti veneziani a un anno esatto dal primo Dpcm che, l’8 marzo 2020, impose a tutti di abbassare la saracinesca alle 18. Un anno dopo, la retrocessione cromatica decisa il 5 marzo per l’intera regione comporta - da lunedì 8 - la chiusura senza appello, tranne per l’asporto, e arriva in coincidenza con l’ordinanza anti movida che, da ieri e fino a domenica, vieta il consumo di alcol a spasso per la città.
I pubblici esercizi entrano così nell’ultimo fine settimana di relativa libertà dividendosi tra i controlli serrati dei vigili urbani e le cucine da chiudere, il divieto di vendere bottiglie da portare via e i camerieri da rimettere in cassa integrazione.
«Rincomincia la passione, solo che questa volta non ci sarà la resurrezione nemmeno a Pasqua - dice il segretario dell’Aepe, Ernesto Pancin - Ormai è da troppo tempo che non lavoriamo. Ho il terrore che quando arriverà il momento di ripartire in tanti non saranno in grado di farlo».
Il ritorno alla fascia arancione, che impone la chiusura di tutti i pubblici esercizi fatto salvo per il cibo da asporto, moltiplica una crisi che arriva dall’acqua alta del 12 novembre incrociando le nuove restrizioni anti alcol a macchia di leopardo che, per questa fine settimana, riguardano una fetta del centro storico (dagli Ormesini al campo Bella Vienna fino a Santa Margherita), Riviera XX Settembre, Piazzale Donatori di Sangue, calle Legrenzi a Mestre, ma - singolarmente - non il Lido.
«L’ordinanza dell’amministrazione comunale è coerente con il momento che stiamo vivendo - dice ancora Pancin - un momento drammatico di cui ancora non si vede la fine».
Lo sa bene Giovanni Fracassi, titolare del ristorante Da Ivo che, un mese fa, aveva riaperto e ora si ritrova a fare lo stesso percorso, ma all’incontrario. «Un’altra mazzata, sinceramente non so come andremo a finire - dice il ristoratore - febbraio è stato un disastro, con venti coperti il sabato e la domenica di Carnevale. In questo anno e mezzo ci siamo mangiati, ristori, prestiti, tutto, e ci sono molti proprietari di immobili che non abbassano l’affitto».
E’ la stessa angoscia di Domenico Stanziani, titolare del ristorante Al Colombo. «Il colpo è stato violento perché è la terza volta che chiudiamo in pochi mesi, anche se ogni volta siamo poi ripartiti con buona volontà - spiega - In queste settimane di riapertura abbiamo rivisto i nostri storici clienti veneziani, investendo soprattutto in immagine e nella qualità. Altri, invece, hanno scelto la strada della chiusura, sicuramente più economica». Non molla, nè ora nè mai, la pasticceria Marchini Time in campo San Luca che, lunedì, cambiata bandiera, si dedicherà all’asporto di caffè e cappuccino . —