Abusi sulla sorellina della compagna di appena 11 anni

PADOVA. «Stavolta... l’ho fatta fuori dal vaso... Però, per l’unica volta nella mia vita, l’ho fatto con sentimento, non per cattiveria ed è questo che la gente non capisce».

Chi parla, sfogandosi al telefono con un’amica, è M.S., 27enne di Padova finito sul banco degli imputati per violenza sessuale: una relazione durata tre anni, dal 2017 all’ottobre 2020, con la “cognata”, la sorella della propria compagna che, nata nel 2006, all’inizio di quella storia aveva appena 11 anni.

Una storia durante la quale è nato anche un figlio tra l’uomo e la sorella (maggiore) della vittima. Inchiesta chiusa a tempo di record, in quattro mesi appena durante i quali il giovane è stato arrestato (era il 24 dicembre scorso) per essere rinchiuso nel carcere Montorio a Verona, dove si trova tuttora, in una sezione riservata a quanti sono accusati di reati sessuali particolarmente odiosi.

E giudizio abbreviato su richiesta dell’imputato per evitare il rischio di un processo ordinario: ieri il gup padovano Maria Luisa Materia avrebbe dovuto pronunciasi sulla richiesta di rinvio a giudizio. Ma il 27enne (difeso dall’avvocato Luisana Malfatti) ha scelto il rito alternativo che prevede, per legge, lo sconto di un terzo in caso di condanna. L’udienza è slittata al prossimo 20 maggio. La ragazzina (con i suoi genitori) si è costituita parte civile tutelata dall’avvocato Pierilario Troccolo.

L'inchiesta

Il 26 ottobre scorso è la madre della ragazzina (Anna, nome di fantasia) a rivolgersi in questura per denunciare il genero che lavora in una gelateria. La figlia minore le ha appena confessato tutto dopo essere stata messa alle strette da lei stessa e dalla sorella più grande, compagna dell’uomo. E quest’ultimo, a sua volta pressato dalla convivente, aveva già ammesso. Pure un amico di lui avrebbe raccontato di aver sempre saputo ma di non aver parlato per rispettare una promessa.

Subito scatta l’indagine coordinata dal pm Roberto D’Angelo e affidata alla Squadra mobile che intercetta il cellulare del sospettato, mentre la ragazzina viene interrogata in un ambiente protetto con l’aiuto di una psicologa.

Il racconto

Anna ricostruisce l’inizio della “relazione”. Il cognato l’aveva avvicinata con uno stratagemma, facendole vedere dei video porno e dicendole che avrebbe potuto fare l’attrice hard: «Parlava sempre del mio futuro... Diceva che potevo andare da Rocco Siffredi a fare un provino... Piano piano era come se volesse mettermi alla prova». Dalle parole ai fatti, il passo è breve. La ragazzina trascorre molto tempo a casa della sorella. E ancora di più nella gelateria dove lavora il cognato che aiuta anche nel locale.

Così quando un giorno si trovano soli, lui va all’attacco. È l’ora della chiusura e lei è più lenta a fare le pulizie; tra il serio e lo scherzoso, lui le dice di “meritare una punizione”: la accompagna in bagno e i due fanno sesso. «Mi chiedeva foto e video anche in atteggiamenti particolari... Quando mi toccò per la prima volta, mi disse di non raccontare nulla a mia sorella “sennò finisco in carcere” mi aveva detto».

E poi: «Insisteva che doveva restare un segreto... se fosse venuta fuori la storia, si sarebbe ammazzato... Diceva che avrei avuto un morto sulle spalle e suo figlio sarebbe cresciuto come me senza un padre (il padre della ragazzina all’epoca era in carcere per violenze domestiche)».Tuttavia sono le intercettazioni ad aver messo nei guai il 27enne che, a un’amica, confida a proposito del consiglio rivolto alla cognatina di fare l’attrice porno: «...Ho creato un animale perché le ho dato un futuro su questa cosa... se lei vorrà lavorare su questa cosa, credimi lo può fare al 100%».

E in merito alla vicenda: «Ho commesso una cosa molto grave... ripetendo certi errori del passato... Convivo dentro un corpo e una testa che non sono più miei». Cosciente di aver abusato di una minore, si spinge a riconoscere: «Non doveva passarmi neanche per l’anticamera del cervello... prego di morire tutti i giorni... Penso di avere una malattia... non mi so tenere». —