Incastrati per colpa di una torta: così è stata sgominata la banda che saccheggiava casseforti e condizionatori

I carabinieri li bloccano il 7 ottobre ma erano sulle loro tracce da tempo. Nel Triveneto e in Emilia Romagna 24 colpi: quattro le azioni criminose nel Pordenonese. Il gruppo faceva base a Zoppola

ZOPPOLA. Galeotta fu la torta. Quello del panificio “I sapori del grano” di Porcia, infatti, è stato l’ultimo colpo messo a segno dalla banda di prima di venire fermati dai carabinieri, sulle tracce del gruppo da settimane.

Poche ore prima, secondo quanto ricostruiranno le indagini, il gruppo – la sera del 7 ottobre costituito da Darjel Prushi, Manuel Cari e Rayene Bouhali – ha agito a San Vendemiano e a Conegliano, in provincia di Treviso. Tre le abitazioni colpite: a Conegliano il proprietario li ha sorpresi ma a San Vendemiano sono riusciti a portare via persino un climatizzatore. Di ritorno dal raid si fermano a Porcia, in via Roveredo. Questa volta puntano il panificio, dove sembrano sapere dove mettere le mani: girano una telecamera di sicurezza per non venire inquadrati, pur indossando cappello e mascherina; puntano alla cassa, dove non trovano molto; passano alla vetrina delle torte, ne scelgono quattro.

Non sanno che sulle loro tracce ci sono già i carabinieri, allertati dopo la raffica di furti nel Trevigiano. I militari del Nucleo operativo radiomobile, aiutati dal pastore tedesco Cocco e dal suo conduttore del Nucleo cinofili di Torreglia, li fermano a bordo di una Renault Clio che contiene arnesi da scasso per tutte le evenienze: cacciaviti, martelli, piede di porco, flex con vari dischi, corde, guanti, tenute mimetiche. Le torte, a quanto sembra, non erano la loro attività principale. E infatti nei giorni successivi il terzetto confessa sei furti. Oltre al Trevigiano, hanno colpito a Martignacco (Udine) e Brugnera. Monili, vestiti, elettrodomestici che hanno in comune l’estrema facilità ad essere “piazzati” sul mercato. Il lavoro degli inquirenti non è finito e nelle settimane successive continuano a mettere in fila gli elementi che hanno portato la Procura di Pordenone a chiedere il rinvio a giudizio per un totale di 24 furti.