Mantova, medici di base in attesa: «Pronti a vaccinare»

Il dottor Bernardelli: "La svolta sarà con quello della Johnson & Johnson. Faremo le somministrazioni ai nostri pazienti, ma occorrono molte dosi"

MANTOVA. «Noi medici di base siamo pronti a vaccinare i nostri pazienti. Il problema è che oggi non ci sono vaccini a sufficienza». Il dottor Stefano Bernardelli, presidente dell’Ordine dei medici di Mantova, è convinto, come molti, che la vera svolta nella lotta alla pandemia arriverà con la vaccinazione di massa. E in questo i medici di famiglia potranno avere un ruolo fondamentale. «Per il momento ci arrivano le richieste da Ats per fare i vaccinatori negli hub – spiega Bernardelli – negli ospedali di Mantova e Asola, ad esempio, so che lavorano alcuni medici di medicina e altri colleghi in pensione. Ma al momento non c’è un coinvolgimento concordato a livello regionale. Siamo ancora molto indietro rispetto alla possibilità di fare vaccini in ambulatorio. Non solo per problemi di sicurezza anticontagio, ma anche perché in questo momento non sappiamo nemmeno quali vaccini potremo utilizzare noi medici. Ovviamente non lo Pfizer, per via delle difficoltà nella conservazione. Ci sono AstraZeneca e quello della Johnson & Johnson. Quest’ultimo ha pure il vantaggio di richiedere una singola somministrazione. Ma non facciano come in Lazio, dove ai medici sono state distribuite poche dosi. Il vero nodo, sono proprio le quantità. Quando finalmente ci coinvolgeranno nella vaccinazione di massa, serviranno molte dosi di vaccino». Fossimo in Israele ci potremmo vaccinare persino al bar. Senza arrivare a tanto è evidente che nemmeno negli ambulatori dei medici di base è possibile prevedere somministrazioni in numero adeguato. «Questione di spazi e di sicurezza – spiega Bernardelli – nell’ambulatorio ci dovrebbero essere medico, infermiere e un amministrativo, oltre al paziente. E non è possibile pensare a pazienti riuniti in sala d’attesa. Per questo motivo che si stanno individuando postazioni in ogni comune». —