Maltrattamenti all'asilo, chiesta la condanna a un anno e sei mesi per una maestra
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Il pm: «Le intercettazioni ambientali prova regina». Il legale: «Non bastano, i bambini l’abbracciavano»
Un anno e 6 mesi, con la concessione delle attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. È la condanna chiesta dal pm Ilaria Iozzi per la maestra Valeria D’Alfonso, 58 anni, residente a Gradisca, in relazione ai maltrattamenti in una classe della elementare di Farra.
I fatti fanno riferimento al periodo dal settembre 2016 al 15 gennaio 2017. Le indagini erano state avviate dopo la segnalazione delle mamme di due bambini. La classe era stata sottoposta a intercettazioni ambientali. Il pm aveva chiesto al gip una misura cautelare per l’insegnante e il giudice aveva disposto 6 mesi di sospensione dell’attività, successivamente annullata dal Riesame.
L’ipotesi di accusa era stata quella di maltrattamenti continuati, aggravati per aver agito in violazione dei doveri inerenti la funzione di insegnante e nei confronti e ai danni di soggetti minorenni. A rappresentare l’imputata l’avvocato Dario Obizzi, la collega Elisabetta Brazzale sostiene le due famiglie, costituitesi parti civili. Il ministero dell’Istruzione, attraverso l’Avvocatura dello Stato, è chiamato quale responsabile civile.
L’altro ieri davanti al giudice monocratico Francesca De Mitri, l’udienza è stata dedicata alla discussione finale. La sentenza è prevista il primo aprile. Il pm s’è focalizzata sulle intercettazioni ambientali, «la prova principe, genuina, inequivocabile», ai fini della valutazione del giudizio.
L’annullamento del Riesame, ha osservato, s’è basato sulla valutazione di altri elementi di indagine, senza la visione delle intercettazioni ambientali. E il gip aveva ritenuto «superflua» la sua richiesta di incidente probatorio attraverso l’ascolto dei bambini, considerando «sufficienti» quelle intercettazioni.
«A mio avviso, le condotte vanno fatte rientrare nell’articolo 572 del Codice penale», ha sottolineato. Ha parlato di «violenze» e di «un contesto intimidatorio» in classe. «Sicuramente D’Alfonso è un’ottima amministratrice e organizzatrice, ma questo non è un elemento probatorio», ha detto riferendosi a testimonianze rese in aula. E «ininfluente» è quanto successo dopo, come la lettera di solidarietà alla maestra sottoscritta dalle altre famiglie. Sulla stessa linea l’avvocato Brazzale che ha ribadito: «Non c’è stata denuncia, né querela da parte delle due mamme.
Dopo la sospensione dell’insegnante sono state trattate ingiustamente. Il loro intento è solo quello di arrivare alla verità. Penso che il quadro probatorio sia chiaro, le intercettazioni ambientali integrano la sussistenza del reato». Il legale dell’Avvocatura dello Stato, richiedendo l’assoluzione, ha parlato di «mancanza della prova del danno», nel ritenere quindi che lo Stato non sia tenuto a risarcire.
Assoluzione con formula piena ha richiesto il difensore, che ha invitato a una «riflessione di merito» e ad una «valutazione oggettiva». Le intercettazioni «erano certo state autorizzate dal gip, ma non era sufficiente». Mentre il Riesame ha annullato la sospensione «poiché non ha ritenuto sussistente il profilo di reato». Circa le videoriprese ha detto: «Su 180 ore complessive solo 6 sono state trascritte.
Cosa e quanto s’è visto non è stato chiaro». Ha elencato dubbi, rilevando che le insegnanti in compresenza oraria in classe non avevano mai riscontrato comportamenti anche solo passibili di comunicazione alla dirigenza scolastica. E «possibile che in tanti anni di insegnamento non siano mai emerse criticità o segnalazioni?».
L’avvocato Obizzi ha continuato: «La maestra voleva che l’alunno fosse autonomo, non che i compiti venissero fatti al suo posto. I bambini problematici, inoltre, venivano individuati e l’insegnante ne parlava con la psicologa». Insomma, «sarà stata brusca, ma gli alunni erano affezionati. L’abbracciavano, l’avrebbero fatto se fossero stati maltrattati?».
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