«Posso andare a casa della mia fidanzata?». La Prefettura di Treviso subissata da mail e telefonate
Il prefetto Maria Rosaria Laganà: tanti dubbi sui divieti di spostamento. «Ma negli ultimi giorni i trevigiani stanno rispettando di più le regole»
TREVISO. Centinaia, migliaia di email e telefonate. A getto continuo, ogni giorno, da quando siamo in zona rossa. Il divieto di uscire dal Comune di residenza, salve rare eccezioni, piace pochissimo ai trevigiani (e come potrebbe essere altrimenti?), che stanno subissando la Prefettura di richieste su quali siano gli spostamenti consentiti. Con alcune domande quantomeno curiose: al primo posto ci sono fidanzati (e fidanzate) e...animali domestici. Tanti chiedono una sorta di “lasciapassare” che la Prefettura non può concedere. C’è chi prima chiede alla Regione, poi al prefetto in caso di risposta negativa. Impossibile rispondere a tutto, e impossibile controllare tutto: «Quello che ci preoccupa di più sono gli assembramenti familiari, all’interno di abitazioni private» evidenzia il prefetto Maria Rosaria Laganà, «per il resto mi pare che i trevigiani si stiano comportando piuttosto bene».
Nei weekend di zona gialla si assisteva all’assalto al centro storico, in zona arancione e rossa sembra che vada molto meglio. È corretto?
«Sì, a fronte di centinaia di controlli sono pochissime le infrazioni rilevate, sia a persone singole per eventuali assembramenti, sia agli esercizi commerciali. Per quello che si può controllare, abbiamo la percezione di una sostanziale osservanza delle norme».
E quello che non si può controllare?
«Parliamo di riunioni familiari “scombinate”, incontri in case private. È chiaro che lì non possiamo entrare. I controlli sono stati potenziati ovunque e c’è meno gente in giro, senza accanimenti ma nemmeno con animo troppo accondiscendente. Io spero molto nel senso di responsabilità delle persone e nella campagna vaccinale. Speriamo di essere finalmente alla resa dei conti con questo virus».
Il contesto che vi preoccupa di più?
«Ancora una volta, le riunioni familiari allargate, senza mascherina. Se si frequentano luoghi affollati con altre persone, basta poco per contagiarsi».
I trevigiani stanno rispettando il divieto di spostamenti?
«Alcuni devono capire meglio cosa si intende per “ragioni di necessità”. Abbiamo tantissime domande che arrivano in Prefettura da parte di persone che ci chiedono una sorta di “via libera” per alcuni spostamenti che loro ritengono necessari, ma che per le normative in essere non lo sono».
Per esempio? Che richieste arrivano?
«Beh, tra le mail più frequenti ci sono quelle in cui ci chiedono se possono andare a casa della fidanzata nel fine settimana. Altri vogliono sapere se possono andare a trovare il parente anziano in casa di riposo (e in questo caso è possibile), altri ancora vogliono uscire dal Comune perché avevano prenotato un servizio da tempo.
Ma se non si tratta di un servizio indispensabile, non si può fare. Per non parlare delle seconde case: vogliono sapere se si può andare a dipingere casa o a fare qualche lavoretto. Molti, inoltre, palesano problemi o necessità di vario tipo legate agli animali domestici. Insomma, arriva davvero di tutto, anche richieste molto più curiose: è come se non tutti avessero compreso esattamente il momento che stiamo vivendo».
Rispondete a tutti?
«È impossibile. Abbiamo anche parecchie telefonate. In ogni caso, noi non possiamo dare alcun nulla osta, né dare autorizzazioni particolari».
La norma, però, non è sempre chiara. Ci sono situazioni più al limite di altre?
«C’è la grande partita dei circoli e delle associazioni che fanno attività di intrattenimento per i bambini, e che formalmente non figurano né come sport né come scuola. Diciamo che in linea di principio tutto ciò che non è strettamente necessario non andrebbe fatto. Ma questo stato di necessità ognuno lo interpreta come vuole». —
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