Dai suoi classici fino a Tenco: Baccini suona un’intera carriera per Mantova
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Il concerto piano-voce è andato in scena in streaming da palazzo Valenti Gonzaga. E per l’8 aprile è in programma la performance dei Flexus da palazzo Castiglioni
MANTOVA. Un viaggio tra i classici di una carriera trentennale, tra brani noti, perle rare e tanta voglia di raccontare. Francesco Baccini è stato protagonista del terzo appuntamento della rassegna curata da Disanima Piano.
Un concerto piano-voce andato in scena in streaming da palazzo Valenti Gonzaga. Mantova Celata, questo il nome della rassegna, ha individuato una strada diversa rispetto alle tante proposte online di questi mesi. La scelta è quella di invitare gli artisti nella nostra città, consentendo loro di esibirsi in luoghi privati di grande importanza storica e artistica, ma solitamente chiusi al pubblico. Un'atmosfera perfetta per l'esibizione del cantautore genovese.
Un live aperto dalla canzone d'amore per eccellenza di Baccini, “Voglia di innamorarmi”, brano che svela il suo lato più intimo. Altro marchio di fabbrica è l'ironia. Tanto che il concerto prosegue con “Ci devi fare un gol”, cartolina di un Paese spaccato il cui unico collante è il calcio.
Si prosegue senza una scaletta ben definita. «Non le preparo mai - spiega l'artista - e di solito i miei musicisti non ne sono felici. Ma stasera sono da solo». Si susseguono i balzi avanti e indietro nel tempo. Da “Ti amo e non lo sai”, unica canzone d'amore dell'album di debutto, “Cartoons”, a “Quelli come me”, fino a “La notte non dorme mai”.
Inevitabili gli omaggi ai suoi miti. «Ho avuto la fortuna di conoscerli. Con Fabrizio De André ho scritto una canzone sulla nostra città e sulla nostra squadra del cuore, che non è la Sampdoria». Spazio, dunque, alle note di “Genova blues”, seguita da “La ballata dell'amore cieco”. «Ascoltata a tredici anni la prima volta. Quel testo da film horror colpì la mia immaginazione di bambino».
E poi Luigi Tenco, con “Mi sono innamorato di te”. «Fu il primo a scrivere canzoni dove convivevano ironia e temi sociali. Era una persona diversa da come viene descritta, tutt'altro che triste e depresso». “Fotomodelle”, canzone del 1988, ci ricorda come molte cose non siano cambiate in questi trent'anni. C’è spazio anche per “Figlio unico”, prima canzone composta in assoluto da Baccini, e “Mani di Forbice”, dove il protagonista è l'unico buono della storia. Ma è diverso e finisce per far paura. Il concerto si chiude con un classico come “Le donne di Modena”.
«In Emilia registrai il mio primo disco. Ero sicuro che avrei conosciuto tante donne. Invece parlavo solo con la madre del fonico, che faceva tortellini tutto il giorno». C’è tempo per il bis con “Sotto questo sole”. «Credo di essere l'unico musicista astemio. Quella canzone nacque una sera a Carpi con Paolo Belli e i Ladri di Biciclette. Mi fecero bere una bottiglia di lambrusco. Il giorno dopo non ricordavo nemmeno di averla scritta. La mia casa discografica disse che il pezzo non avrebbe funzionato. E invece i ragazzini la cantano anche oggi».
L'esibizione di Baccini è stata inframezzata dagli interventi di Giovanni Pasetti, che ha raccontato la storia del palazzo. L'ultimo appuntamento della rassegna Mantova Celata sarà l'8 aprile. In programma da palazzo Castiglioni il live dei Flexus. La band modenese guiderà gli spettatori in un viaggio nella storia del rock.