Newport, Minnesota
Questo articolo è pubblicato sul numero 15 di Vanity Fair in edicola fino al 13 aprile 2021
Questa storia è una storia di conigli. La storia di Pax, Fudge, Hobo e Daisy, diventati «conigli da conforto». Potrebbero essere personaggi di un romanzo epico come La collina dei conigli, saltellanti e saggi, sotto tramonti primaverili che danno una ragione per vivere. Oppure, potrebbero abitare il mondo della grande Beatrix Potter, che dedicò una delle sue prime storie proprio a «quattro piccoli conigli, che si chiamavano Flopsy, Mopsy, Cotton-tail e Peter». Mamma Coniglia li avverte di stare alla larga dall’orto del Signor McGregor, perché passando da quelle parti si rischia di fare una brutta fine, ficcati in una torta salata. Ma i quattro sono svelti, non si lasciano prendere. E soprattutto, hanno un cuore. Come quelli di cui si prende cura Caleb S. Ha sedici anni, e ha dato vita a un’isola dei conigli sul Mississippi, Peacebunny Island. Ha fatto quasi tutto da solo, attraverso risparmi e donazioni; i genitori l’hanno aiutato con le questioni burocratiche. Nel 2012, dopo la sparatoria in una scuola elementare in Connecticut, ha affidato a Pax, Fudge, Hobo e Daisy il compito di aiutare i bambini a superare il trauma. Quando hanno un coniglio fra le braccia, dice Caleb, le persone si distraggono, si sentono meglio. E magari le vedi sorridere per la prima volta dopo un lutto. Come fai a non sorridere se c’è un coniglio? Può sembrare un’eccentrica estensione della pet therapy, però funziona. Anche con gli adulti. Una foto, bellissima, ritrae una donna in una residenza per anziani che accarezza un coniglio. Se l’idea vi pare stucchevole, be’, giù le difese. Non abbiate timore della tenerezza: tanto meno in una stagione come questa. I conigli, dice Caleb, hanno il «potere della presenza». Che poi – fra piante, umani e altri animali – è l’unico davvero magico.