Mantova, la Polizia nell’anno del Covid: controllate 51mila persone
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Cerimonia ridotta per il 169esimo della fondazione. Boom di liti e maltrattamenti. Il questore Sartori: «Sforzo senza precedenti per garantire il rispetto delle regole»
MANTOVA. Il 169esimo anniversario della fondazione della Polizia di Stato cade sotto il segno della pandemia, che da tredici, lunghi mesi sta smottando la nostra quotidianità e vede gli agenti impegnati sul fronte delle misure anti-Covid. Come e più della primavera 2020, perché, un anno dopo, la paura si è illividita in esasperazione. Di uno «sforzo senza precedenti» parla il questore Paolo Sartori, protagonista di una cerimonia ristretta, condivisa soltanto con il prefetto Michele Formiglio, per una ricorrenza doppia: il 169esimo della fondazione coincide con il 40esimo della riforma della pubblica sicurezza, che ha ridefinito la Polizia come forza a ordinamento civile.
Sforzo, quello richiamato da Sartori, «per garantire il rispetto delle regole ed evitare che la tragedia che ha colpito migliaia e migliaia di persone – e di famiglie, le nostre famiglie, quelle di colleghi che prematuramente ci hanno lasciato – giunga a conseguenze ancora più drammatiche». L’impegno è espresso dai numeri: dal 1° aprile 2020 al 31 marzo 2021 sono state controllate più di 51mila persone (16.226 dalla questura, 29.321 dalla polizia stradale, 6.059 da quella ferroviaria) e oltre 28mila veicoli (10.665 dalla questura, 17.715 dalla stradale). Così grazie anche ai 3.664 agenti in turno per servizio di controllo sul rispetto delle normative anti-Covid. Sforzo, questo della polizia, che si è tradotto in 246 contravvenzioni specifiche a opera della squadra Volanti.
Le tipologie di reato amplificate dal lockdown, in tutti i suoi colori e forme, restano quelle delle liti – in generale (135) e in famiglia (105) – dei maltrattamenti nel perimetro domestico (52 le denunce da Codice rosso, dal nome della legge che ha rafforzato le tutele e inasprito le pene), delle truffe e frodi informatiche (167). «Gli ultimi dodici mesi hanno rappresentato un periodo particolarmente complesso, assai anomalo dal punto di vista della fenomenologia delinquenziale – osserva Sartori – a fronte di un consistente calo dei reati contro il patrimonio, si è constatato un incremento di quelli di natura conflittuale, spesso generati dalla esasperazione di rapporti interpersonali».
L’imperativo è garantire la tranquillità dei cittadini e spegnere sul nascere ogni possibile focolaio di allarme sociale: «Al pari di quanto si sta facendo per le infiltrazioni delle organizzazioni mafiose nel tessuto economico, l’attenzione che poniamo nei confronti della devianza comune, in particolare quella di tipo predatorio, è considerata una priorità assoluta» assicura il questore.
Avanti, quindi, con «le operazioni straordinarie di controllo del territorio, l’applicazione sistematica delle misure di prevenzione personale e i provvedimenti di natura amministrativa». In collaborazione e sinergia con le altre forze dell’ordine. Il pensiero conclusivo di Sartori è per le vittime della criminalità, «spesso indifese, impotenti e senza voce», che nell’uniforme della polizia riconoscono «la sola àncora di salvezza alla quale aggrapparsi, nella speranza di veder tutelati i propri diritti». —