Riaprono i negozi e le parrucchiere: c'è voglia di normalità. La proposta di Confartigianato: orario di lavoro dalle 5.30 alle 21.30
Il primo lunedì in zona arancione è rovinato solo dalla pioggia: «Le perdite sono state importanti e i ristori non all’altezza»
UDINE. Il primo lunedì arancione, dopo un mese rosso di limitazioni, sorprende la città in grigio: giornata piovosa, spenta, uggiosa, ma con tanta voglia di giallo, di sole e di minori restrizioni. Già, la vita sembra ormai una questione di colori. La riapertura di negozi, parrucchieri e centri estetici fa, in ogni caso, scorgere un po’ di luce dopo tanta oscurità per quelle che sono state le categorie più colpite.
È arrivata la notizia di una lettera inviata da Confartigianato ai sindaci della regione per una richiesta di deroga agli orari e giorni di apertura del Settore Benessere, dalle 5.30 del mattino alle 21.30 della sera per un massimo di 13 ore, con riposo settimanale facoltativo e possibilità di aperture festive. Questo per gestire con maggior elasticità lo straordinario volume di lavoro, dal momento che il distanziamento tra clienti allunga i tempi e impone una diversa distribuzione degli appuntamenti.
Ha riaperto anche “Lo... studio”, centro estetico, parrucchieri, outfit di via Mercatovecchio. La titolare Cinzia Pupolin rivive l’anno di Covid: «È stata dura per il nostro settore, tra i più penalizzati e meno aiutati, perché difficilmente raggiunge la soglia del 33% in meno di fatturato necessaria per avere una risposta concreta. Ma nella realtà dei conti le difficoltà e perdite sono state sostanziali, così come gli investimenti.
Nel maggio del 2020, sperando in una riapertura definitiva, ci siamo adeguati con un impianto di igienizzazione. Abbiamo cercato di garantire il massimo della sicurezza, rispettando i parametri Asl per il centro estetico e aggiungendo ulteriori misure. Purtroppo non è bastato. Fortunatamente l’agenda degli appuntamenti è piena per il prossimo mese. Sono pronta a ripartire con le mie 5 dipendenti e a fare orari prolungati. Riaprire oggi è stata una festa. Baci e abbracci a distanza, lacrime, occhi che sorridono in un clima familiare. È stato bello ritrovare le clienti, veder arrivare un’amica col pancione o sapere di una nascita perché la vita continua».
Tamara Tapparello e Valentina Raider sono le commesse di “Ahmodo-Lombarda” di via Canciani, lo storico negozio di calzoleria che è stato rilevato ed arricchito del settore abbigliamento proprio all’inizio del 2020. In questo anno sono riuscite a mantenere vivi i rapporti con la clientela attraverso i social, mostrando immagini e video dei capi e delle nuove collezioni, praticando una sorta di “take away” adattato al loro settore nella città di Udine, ma anche all’estero, in particolare in Svizzera, attraverso spedizioni degli articoli. «C’è stata – affermano – una notevole differenza tra il primo e secondo lockdown. Un anno fa c’era voglia di ricominciare una vita normale e di comprare, mentre ora la gente si è abituata a lavorare da casa e a non curare più gli aspetti legati all’abbigliamento e al benessere. Proprio per questo vogliamo dare un messaggio di vita e bellezza e siamo pronte a tenere aperto il più possibile con le nostre novità».
Giancarlo Borza, commesso di “Zanetti men’s wear” in via Mercatovecchio racconta così la riapertura: «Lunedì e per di più piovoso, ma era importante esserci per dare un segnale e perché non vedevamo l’ora di riaprire. La nostra è stata una categoria gravemente penalizzata ancor più della ristorazione. Il secondo lockdown è stato strano per la confusione di norme e comportamenti, dall’alto al basso. Per noi è “saltata” la seconda primavera e con essa cerimonie, comunioni, matrimoni. I nostri clienti sono abituati a provare e non a comprare on line, anche perché offriamo un servizio prestigioso su misura, in particolare per la camiceria».
Giorgio Puppini, titolare del negozio “Zagolin”, preparava le vetrine per la riapertura odierna: «Con la zona arancione perdo i clienti dei dintorni di Udine. Quest’anno, oltre al lockdown, ho subito anche la chiusura di Mercatovecchio, ma auspico per la città una rinascita come nell’araba Fenice».