Smart working, deroga in scadenza: e ora? Pressing della Cgil su governo e aziende
MANTOVA. Smart working: ci risiamo. Il 30 aprile scade l’ultima deroga emergenziale che consente ai datori di lavoro di adottare unilateralmente lo smart working senza accordi individuali con i dipendenti interessati, così come invece previsto dalla legge 81/2017. Il rischio è di un brusco ritorno alla gestione pre-Covid senza che si sia ancora arrivati a fissare paletti, regole e diritti generali per uno strumento destinato a diventare parte integrante dell’attività in un gran numero di aziende.
«Lo stato di emergenza pandemica è ancora in corso: il governo deve estendere la deroga e serve incentivare la contrattazione collettiva nelle aziende»: il pressing da Mantova parte ancora una volta dalla Filctem Cgil da oltre un anno in campo tra assemblee, sondaggi tra i lavoratori e confronti con le aziende per aprire una stagione di vera contrattazione, partendo da cosa ha e non ha funzionato in questo anno di lavoro a distanza.
Tra i punti di forza dello smart working rilevati dal sindacato, oltre alla prevenzione del contagio, c’è, ad esempio, la possibilità di poter organizzare il tempo a disposizione per sé e per la famiglia, di coniugare meglio lavoro e tempi di vita, di risparmiare su viaggio e pranzi fuori.
Ma «lo smart working non è per tutti uguale e, rispetto al primo periodo pandemico, vengono sempre più spesso rimarcati dai lavoratori i nodi irrisolti: dall’isolamento sociale alla retribuzione – spiega Alessandra Viapiana che si occupa di lavoro agile per la segreteria della Filctem – molti lavoratori si sono ritrovati a svolgere un numero di ore di lavoro superiore rispetto a quando erano in ufficio, vedendosi a volte violato il diritto alla disconnessione, e questo aumento non è stato corrisposto da una retribuzione equivalente».
E poi ci sono le spese ora a carico del lavoratore e non riconosciute in busta paga: dalla connessione internet all’energia, dal riscaldamento all’attrezzatura «visto che non tutti ad oggi hanno ancora fornito i necessari strumenti aziendali per svolgere le mansioni in remoto». Altro punto dolente: «La sicurezza della postazione di lavoro – conclude Viapiana – vanno coinvolti gli Rls delle aziende sia per quel che riguarda la formazione preventiva che il controllo del lavoro quotidiano».
Di qui il doppio pressing della Filctem Cgil di Mantova: «Al governo chiediamo di definire nuove date di scadenza per la proroga dello smart working emergenziale – dichiara il segretario generale Michele Orezzi – perché, se è vero che esiste la possibilità di beneficiare delle semplificazioni fino alla data di cessazione dello stato di emergenza epidemiologica, è chiaro per tutti che questo stato non scadrà il prossimo 30 aprile e ora di tempo per rimandare un’ulteriore proroga non ce ne è più».
Allo stesso tempo «è necessario – aggiunge – che le aziende accelerino il confronto con le rappresentanze dei lavoratori per stipulare accordi collettivi aziendali che servano come base dei singoli accordi individuali , come previsto della legge : su questo serve cambiare passo».
Il futuro della quotidianità degli smart worker «deve passare – avverte – da accordi collettivi che mettano paletti agli accordi individuali, smussino le criticità e contrattino fino in fondo i dettagli e i diritti della nuova organizzazione del lavoro che interesserà tutto un pezzo di mondo del lavoro post pandemia».