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Апрель
2021

Dalla droga ai rifiuti, l'indagine scopre le mani delle cosche sul porto di Livorno

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Gli occhi sul porto di Livorno la ’ndrangheta li ha messi da anni. Usandolo sempre più spesso come porta d’ingresso della cocaina non solo in Italia, ma in Europa. Il pagamento a Medellín - città colombiana celebre per il "cartello della droga" e Pablo Escobar - si accompagna a un collaudato sistema di spedizione sulle navi portacontainer e consegna, fatto di corrispondenti in Toscana (affiliati alle cosche, in questo caso quella calabrese di Gallace), marinai a libro paga e altre organizzazioni criminali (sarde in questo caso) pronte ad aiutare l’organizzazione criminale per il recupero dei carichi milionari. Si tratta di operazioni che talvolta avvengono in mezzo al mare, con barche pronte ad accostare sottobordo per raccogliere la "coca". Grazie ad alcuni mozzi compiacenti, così da evitare i controlli doganali. Anche se in passato la ’ndrangheta ha trafficato la droga sfidando i controlli, lo testimoniano i sequestri degli ultimi anni.È il 2 maggio del 2017 quando la cosca sceglie la prima opzione: il recupero in mare.

Ma il progetto fallisce nel peggiore dei modi. Con i sacchi di juta pieni di "polvere bianca" - ce n’erano 200 chili - affiorati fino alla Terrazza Mascagni e le indagini della Direzione distrettuale antimafia che, quasi quattro anni dopo, con i carabinieri portano a 17 arresti in mezza Toscana, con accuse che spaziano dal narcotraffico internazionale al favoreggiamento della latitanza di un ricercato ’ndranghetista. È Francesco Riitano, 40 anni, della città catanzarese di Guardavalle, conosciuta per decenni di stragi mafiose. Sarebbe lui il "broker" incaricato di seguire gli affari a Livorno e che nell’agosto 2019 viene arrestato a Giardini Naxos, vicino Taormina, in vacanza in un residence. I militari, per acciuffarlo, sono partiti da Livorno. Lo stavano pedinando da mesi, dopo che la polizia olandese era venuta in possesso di alcune chat prese da un server della Costa Rica col quale i presunti criminali comunicavano. È così che gli inquirenti inizieranno a collegare il carico disperso alla cosca.Riitano, per gestire gli affari , come luogo di villeggiatura sceglie Rapallo. È da qui che coordinerà tutto, venendo più volte a Livorno, come il 1° maggio 2017, alloggiando all’hotel Amico Fritz, vicino alla stazione. Domenico Vitale - cinquantunenne di Selvatelle, vicino a Pontedera - è il suo braccio destro. Insieme, per recuperare il carico, decidono di rivolgersi al quarantaquattrenne di Nuoro Robertino Dessì, arrestato tre mesi fa per un fallito assalto armato alla Mondialpol di Cecina. Agricoltore di Cenaia, nel comune di Crespina Lorenzana, in passato nel suo ovile ha nascosto bombe a mano, fucili ed esplosivi. Stavolta avrebbe "assoldato" la sua amica Maria Giuseppina Nieddu, 55 anni, sarda che vive alla Spezia. Noleggiatrice di barche, è lei che avrebbe procurato la barca a vela: un’Oceanis 411 di 12,34 metri chiamata "Linnet".

A bordo, per recuperare il carico che avrebbero dovuto galleggiare grazie a delle taniche vuote, uno skipper mai identificato, due persone ricercate e Antonio Talia, detto "Geppo", l’uomo che avrebbe dovuto fornire l’equipaggio per navigare. Ma è andata male, perché il carico è naufragato forse tagliato dall’elica della nave: il marinaio l’avrebbe lanciato troppo tardi, fuori dalle coordinate indicate, forse disturbato da un ufficiale di coperta ignaro di tutto. Ma questo non è l’unico episodio in cui Livorno risulta crocevia della droga. I carabinieri, nell’estate 2019, documenteranno altri traffici. Inversi. Nord Europa-Sardegna, passando per Stagno, periferia nord, dove avveniva la consegna della cocaina sui Tir diretti a Olbia. I deus ex machina sarebbero ancora Vitale - col suo collegamento «con i grossisti europei», il quarantottenne cagliaritano Andrea Serra - e Dessì, che avrebbe reclutato a questo scopo due camionisti: Mattia Derosas, 34 anni, e Lucio Falchi, di 39. Sono stati tutti arrestati insieme ad altre due persone - il ventisettenne Benito Andrea Raitano di Soverato e il ventitreenne di Montevarchi Raffaele Andreacchio - che avrebbero favorito la latitanza di Francesco Riitano e a Cristiano Puddu, che nello stesso periodo avrebbero cercato di importare della droga dall’Albania. --

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