“Un pinguino a Trieste” racconta l’esodo e l’avventura di Nicolò alla ricerca del padr
Nicolò D'Este, nato a Lussino, si è trasferito a Trieste perché gli italiani non hanno vita facile in Jugoslavia. È il 1953 e la sua è una famiglia di gente di mare: il nonno era pescatore, il padre lavorava su un piroscafo e la cugina Anita impazzisce di gioia ogni volta che si trova su qualcosa che galleggia. Nicolò invece è diverso, lui non ama il mare, preferisce la terraferma e già la prima traversata che dall’isola del Quarnero lo porta alla città giuliana è un piccolo incubo funestato da una tempesta caricata dalla bora. Si ribellerebbe con forza alla tradizione della sua gente restandosene tranquillo a Trieste ad aiutare lo zio nel suo locale ma il destino la pensa diversamente e quindi eccolo, giovanissimo, imbarcato sulla motonave Europa per conto del Lloyd Triestino con destinazione il Sudafrica. A spingerlo in questo lungo viaggio è soprattutto la voglia di sapere cos'è successo all'amato padre, scomparso nel nulla da anni: di lui, abile falegname, gli rimane solo un piccolo oggetto, un pupazzetto realizzato con il legno apposta per farlo giocare con la forma di un pinguino.
L'avventura è al centro del romanzo di formazione “Un pinguino a Trieste” (Bompiani, pp. 248, euro 12) dell'udinese Chiara Carminati che esce in questi giorni. Una storia ambientata durante gli anni intensi, turbolenti e insoliti del Governo Militare Alleato quando la città e la zona A erano popolate di soldati americani e inglesi ma al contempo scosse da intrighi, spie e affari segreti. Un periodo in cui le tensioni politiche con il vicino stato retto dal maresciallo Tito obbligavano molti italiani a emigrare, compiendo spesso lunghi viaggi per mare che si trasformavano in autentiche odissee.
È una storia di fantasia, ma attinge alla realtà?
«Sì - risponde Chiara Carminati - l’idea mi è venuta leggendo “Storia di Marco, il pinguino rapito”, il reportage che Roberto Covaz ha dedicato all'arrivo del pinguino Marco a Trieste. Mi piaceva l'idea di incastonare la vicenda incredibilmente reale del pinguino in un'altra più ampia e inventata: così è nata la storia del giovane Nicolò. Per ricostruire il suo viaggio sono stati per me fondamentali i racconti di chi per diversi motivi ha vissuto davvero la vita a bordo di una nave del Lloyd Triestino. Tra loro Annibale Solmonese è stato un testimone chiave: non solo ha assistito al “rapimento” del pinguino Marco, ma ha lavorato per ventitré anni a bordo delle navi del Lloyd, collezionando una quantità di aneddoti che potrebbero riempire molti altri libri».
Gli anni del Governo Militare Alleato a Trieste e le vicende degli italiani di Lussino e dell'Istria, di cui tratta il romanzo, sono pagine ricche di spunti per un autore. Come ha maneggiato la Storia per costruire il suo racconto?
«“Il pinguino Marco” - dice Chiara Carminati - è arrivato a Trieste nel 1953. L'intuizione di partire dalla sua avventura mi ha catapultato in un periodo storico che è stato affascinante studiare e cercare di capire. Con tutte le sue contraddizioni, ambivalenze, misteri. Studiare le vicende di quegli anni, attraverso soprattutto le storie delle persone che le hanno vissute, è stato come entrare in un labirinto di specchi, in cui la stessa scena viene riflessa in modi diversi, e non si sa più quale sia vero. E forse sono veri tutti. Per cui è difficile prendere parte, o forse non c'è proprio una parte da prendere: se non quella del dolore, dell'umanità e della fratellanza. Le vicende storiche non sono approfondite nel libro, rimangono sullo sfondo, ma ci tenevo che ci fossero anche solo come accenno, anche solo per incuriosire il lettore e invitarlo a saperne di più».
Il pinguino Marco, che nel suo romanzo è cruciale pur non essendone il protagonista, è un personaggio mitico per i triestini: secondo lei perché è stato amato così tanto?
«Penso che in quegli anni non fosse così frequente vedere un animale esotico in città, quindi era facile che quelli che c'erano diventassero dei personaggi a cui affezionarsi. C'è stata ad esempio la leonessa Lola, arrivata nel 1955 con la motonave Africa, e l'orso Giorgio che ha viaggiato dalla Finlandia fino alla cartiera di Duino. Ma nessuno di loro ha avuto la possibilità di camminare libero per le rive, facendo amicizia con i bambini, mettendosi in posa per i turisti, diventando quindi un cittadino triestino a tutti gli effetti... e con tutti gli affetti! Come se non bastasse, Marco è vissuto a Trieste per trentadue anni, una vita lunghissima per un pinguino, e ha quindi intrecciato la sua vita a quella di molte persone. Sorprendendo tutti fino all'ultimo e anche oltre, dato che solo dopo la sua morte si è scoperto che si trattava di una femmina. Ha tutte le caratteristiche per essere un personaggio da romanzo, per gli abitanti della città. E non solo per loro».
Chiara Carminati grazie alla sua feconda produzione di libri per ragazzi ha vinto due volte il Premio Andersen, il Premio Strega Ragazzi e il Premio Camaiore. Tra i suoi maggiori successi, “L’estate dei segreti”, “Il carnevale degli animali” e “Viaggia verso: poesie nelle tasche dei jeans”. Per Mondadori svolge un'intensa attività di traduttrice e promuove la lettura presso scuole, biblioteche e istituzioni culturali. —