Quando si finisce di vedere The Serpent, una delle serie tv sul podio degli spettacoli più visti su Netflix questa primavera, si ha voglia di vedere Billy Howle in altri ruoli, magari ripercorrendo la sua carriera sulle piattaforme in streaming. 

La sua interpretazione di Herman Knippenberg, giovane diplomatico olandese antagonista di Charles Sobhraj nel racconto televisivo del caso del «bikini killer» che operava tra Thailandia, India e Nepal negli anni Settanta, lascia il segno. Di puntata in puntata ci si appassiona a questo funzionario che, da solo e facendone una missione per la vita anche a discapito della carriera e del proprio matrimonio, cerca di agevolare la cattura di un serial killer animato dal principio che, in una società che si voglia definire civile, è importante fare bene e fino in fondo il proprio dovere, ma ancora di più è fondamentale prendersi cura degli altri, di chi è vittima o debole o in pericolo.

Nei suoi panni, Billy Howle dimostra una volta di più di avere una speciale attitudine nel raccontare storie di uomini eccezionali nel modo in cui affrontano situazioni emotivamente o eticamente complesse e stati di profonda difficoltà fisica o crisi interiore. Lo ha già fatto nella serie tv MotherFatherSon, interpretando un trentenne rampante che deve ricominciare tutto da capo dopo che uno stravizio di troppo gli procura un ictus altamente invalidante. 

Prima ancora c'era stato il drammatico e insieme delicato Chesil Beach - Il segreto di una notte, adattamento dell'omonimo romanzo di Ian McEwan, incentrato su una giovane coppia di sposi vergini alle prese con l'ultimo passo verso l'età adulta nel decennio della rivoluzione sessuale. Ma la capacità di questo attore di andare a fondo nell'animo umano con un'intensità che non ha mai del teatrale o dell'affettato, ma sembra venire tutta da dentro, spontaneamente e senza clamore, emerge anche nei reading di letteratura che ha registrato negli ultimi mesi per le edizioni Penguin (così come nelle rime che scrive di propria mano o negli acquarelli che ha condiviso su Instagram durante il primo lockdown).

I suoi prossimi progetti sono un film con Naomi Watts (Infinite Storm) e la serie tv crime The Beast Must Die (di successo in questi giorni in UK, ma che speriamo di vedere presto anche in Italia).

Billy Howle ce ne parla in questa videointervista a tutto tondo da The Serpent alle prossime sfide che desidera affrontare nella carriera e nella vita:

Complimenti per The Serpent, Herman Knippenberg è proprio il tipo di eroe normale che ognuno di noi spererebbe di incontrare se mai si dovesse trovare in difficoltà: un uomo buono e responsabile che non dimentica mai quanto sia importante restare umani
«C'è un gran bisogno di uomini buoni, di brave persone. Ho scelto di far parte del progetto di questa serie proprio in virtù di questo personaggio e posso assicurare che Herman si rivela una persona davvero unica, speciale, anche incontrato di persona. Il modo in cui negli Anni Settanta ha affrontato dei fatti cruenti che non avevano precedenti, catapultato da un semplice controllo in una serie di omicidi lungo le rotte del turismo hippy, è davvero ammirabile e penso che ci sia molto da imparare da quest'uomo, dalle persone come Herman Knippenberg».

Sicuramente è un uomo di grande qualità morale. Secondo te quali dovrebbero essere i principali valori guida dell'uomo contemporaneo?
«Credo che stiamo soprattutto vivendo in una fase culturale molto interessante, una fase che ci invita a ridefinire il concetto di mascolinità all'interno di un percorso che va molto indietro nel tempo: stiamo vivendo un momento evolutivo importante e questo ci rende responsabili ma a volte può anche spaventare perché tutto sta nel capire e trasmettere cosa è buono e cosa è tossico nella mascolinità. Molti giovani uomini in questa generazione di mezzo dentro quello che sembra come un “cambiamento climatico” del concetto di maschio, hanno bisogno di lavorare ancora parecchio sul modo in cui intendono e vivono la propria virilità»

Che tipo di storie e valori raccontano i tuoi prossimi personaggi nel film Infinite Storm e nella serie The Beast Must Die?
«Nel primo sono un giovane che, in uno scenario naturale ostile e in una situazione di pericolo, deve affrontare anche problemi di salute mentale. Fortunatamente trova una figura femminile (Naomi Watts) a cui appoggiarsi e che lo aiuta in un percorso di crescita e maturazione. Nel secondo sono un detective affetto da disturbo da stress post traumatico che pensa di aver trovato un angolo più tranquillo in cui vivere e lavorare e invece si ritrova subito per le mani un caso molto complicato».

Molti dei personaggi che interpreti impongono di misurarsi con il lato più oscuro o complicato delle emozioni umane…
«Sì, non so se sia una coincidenza o se sia proprio che riesco molto bene nei provini che riguardano storie e uomini di questo tipo probabilmente perché ne sono preso, affascinato e mi ci calo. Crescendo, come uomo prima che come attore, ho capito che sono attratto dai lati più oscuri o nascosti della nostra anima, dell'umanità. Mi ci avvicino con un misto di paura e fascinazione, è un desiderio comune quello di capire il lato oscuro dell'essere umano, lo si vede nel grande successo del genere crime e true crime, ti chiedi come le persone possano arrivare a tanto, cosa scatti in loro.  Subisco il fascino del lato patologico della nostra natura e credo che accettarne l'esistenza aiuta a controllare meglio proprio il male che l'essere umano può covare, possa aiutarci a capire se le nostre scelte ci cambiano in meglio o in peggio. Cerco di esplorare il buio, con la speranza di portarci la luce».

Diresti che va in questo senso anche la tua passione per la poesia?
«Fin da ragazzino l'ho trovata un modo per esprimere quello che non sapevo articolare altrimenti. Poche cose come la poesia sanno portare alla luce il nostro vissuto umano o storico più sommerso, profondo, doloroso, oscuro»

La poesia sembra non limitarsi a essere nutrimento: su Instagram scopri che ti piace anche scrivere delle rime
«Quando andavo a scuola non ero il migliore degli studenti e la più infuriata tra i miei insegnanti era la professoressa di lettere perché aveva capito che ero dotato per la scrittura ma non mi applicavo. In quegli anni ero molto più interessato a esplorare la recitazione.. Poi, a un certo punto, è come se fosse riemerso all'improvviso il bisogno di scrivere e nel giro di un po' di tempo ho scoperto che stavo accumulando quaderni di appunti su quaderni di appunti. Sono un po' frustrato perché so che in mezzo a quelle pile di taccuini c'è del materiale buono che aspetta solo che io lo riprenda in mano per dargli forma e tramutarlo in vere e proprie poesie o racconti»

Ogni nuovo ruolo è una sfida, ma anche la vita ce ne offre quotidianamente, ora dopo quasi un anno e mezzo di pandemia, più che mai. Quali sono le prossime sfide che hai voglia di affrontare come uomo e come artista? 
«La solitudine prolungata di questo periodo mi ha spinto a riguardare la mappa della mia vita. Dopo anni in cui ho percorso diverse direzioni, sento la voglia di puntare a un obiettivo, di indirizzare le energie in modo più mirato, che non significa che mirerò per forza a un particolare successo, ma che vorrei in qualche modo mordere la vita con la stessa ambizione che avevo a 20 anni. Mi piacerebbe tentare la regia, tornare, come dicevo, su qualcosa che ho scritto e può farsi progetto. Poi, magari scopro che non fa per me, ma se non ci provi, non puoi mai sapere. La sfida umana tende a coincidere con quella artistica perché quella dell'arte è una scelta per la vita»

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