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Апрель
2021

Gorizia e Nova Gorica città unica, una visione suggestiva che scardina le posizioni

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GORIZIA La città unica tra Gorizia e Nova Gorica vagheggiata dall’onorevole Pettarin si colloca in quella terra di mezzo goriziana che sta tra la suggestione e la visione. In questo lembo di terra, dal maggio 1945 in poi, il tragico Novecento ha scavato un profondo canyon di diffidenza tra italiani e sloveni. Dai primi anni Duemila molto è cambiato ma la “bonifica” non è ancora completata. Ci sono tre date da tenere a mente: giugno 1991 indipendenza della Slovenia, aprile 2004 ingresso della Slovenia nella Ue, dicembre 2007 ingresso della Slovenia nell’area Schengen e conseguente rimozione dei controlli alla frontiera.

Ma il pensionamento della mitica propustnica non è coinciso con l’affievolirsi di quello stato d’animo che pervade molti goriziani e che sintetizziamo nel concetto di “confine in testa”. Pettarin indica nella progettazione transcomunale e transtatale del Gect la direzione sulla quale muoversi. Cita giustamente la pacifica convivenza fino alla Prima guerra mondiale, ricorda che proprio a Gorizia, domenica 13 agosto 1950, con la Domenica delle scope il popolo goriziano nella sua interezza seminò il primo embrione di Unione europea.

Non cita però Pettarin il fatto che, a sei anni dalla chiusura del Punto nascita, le partorienti goriziane preferiscono recarsi negli ospedali regionali piuttosto che in quello di Sempeter, comune che nella visione di Pettarin diventerà parte integrante della nuova città unica. Da un punto di vista politico l’uscita di Pettarin rischia di complicare la vita a Ziberna ma soprattutto al centrosinistra e ai suoi satelliti, convinti di essere gli unici depositari della città unica. L’idea di Pettarin coincide con la “città unita” agognata da Vittorio Brancati, dell’Ulivo, che diventò sindaco proprio ai danni di Pettarin per soli 26 voti. Con l’omologo sloveno Brulc, Brancati instaurò uno stretto rapporto di collaborazione che però non andò oltre, nel concreto, alla piacevole fatica comune di smontare la rete confinaria della Transalpina. A forza di ripetere che Gorizia è complessa si rischia di perdere autobus e treni che altrove invece agguantano con destrezza.

L’opportunità di condividere con Nova Gorica il ruolo di capitale europea della Cultura nel 2025 non è né un autobus, né un treno, ma un Antonov con cui volare verso un nuovo modo di emanciparsi dal liso stereotipo di città un tempo al centro della Mitteleuropea e ora ai margini della Ue. Per capire se la suggestione di Pettarin diventerà visione bisogna avere ancora un po’ di pazienza e aspettare di conoscere, nel dettaglio, il programma della Capitale europea. Diceva Ettore Romoli che «ciascuno deve tenersi le sue memorie e rispettare quelle degli altri».

Una volta assodato ciò la città unica potrà diventare realtà. Gli aspetti giuridici, statuali, tecnici verranno risolti senza tanti problemi. È una lezione che dovremmo imparare da quei goriziani, di qua e di là del confine, che nella Domenica delle scope forzarono la cortina di ferro per la sola, semplice, inarrestabile voglia di stare assieme.




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