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Апрель
2021

La proposta segreta che smembra la Bosnia. Sarajevo: «Scoppierebbe un’altra guerra»

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LUBIANA Presi con le mani nel sacco ora tutti negano: la Slovenia, Bruxelles e la Serbia. Ma il “no paper” in cui è scritta nero su bianco la soluzione finale dello sfacelo dell’ex Jugoslavia esiste e ne ha svelato i suoi contenuti il portale sloveno necenzurirano.si. Il “non documento” che non ha alcuna intestazione e nessuna firma sarebbe stato redatto in parte a Budapest, ma i circoli diplomatici dell’Unione europea lo attribuiscono alla Slovenia che dal prossimo 1 giugno assumerà la presidenza di turno dell’Ue ed è arrivato nelle mani del presidente del Consiglio europeo Charles Michel per posta diplomatica.

Il contenuto fa rabbrividire. Nell'introduzione menziona le «questioni nazionali irrisolte di serbi, albanesi e croati» scoppiate dopo lo smembramento della Jugoslavia. Sottolinea la prospettiva europea attualmente inimmaginabile della Serbia e del Kosovo, nodi irrisolti fondamentali, mentre l'adesione della Bosnia-Erzegovina all'Ue può essere completamente esclusa. Si dice che la Turchia stia approfittando dello spazio vuoto creatosi e stia aumentando la sua influenza in Bosnia-Erzegovina e nella Macedonia del Nord. Come soluzioni, si propone l'unificazione del Kosovo e dell'Albania, affermando che il 95 per cento della popolazione del Kosovo vuole unirsi alla nazione albanese nativa e che la situazione è la stessa in Albania. Secondo il documento, seguendo l'esempio dell'Alto Adige, la parte serba del Kosovo avrebbe uno status speciale. Come altra soluzione, il documento cita l'unificazione della maggior parte del territorio della Republika Srpska con la Serbia, affermando che in questo modo «la questione nazionale serba potrebbe essere in gran parte risolta». In questo caso, la Serbia è pronta ad accettare l'unificazione del Kosovo e dell'Albania, si legge. Per la «questione nazionale croata» invece si pensa all'unificazione dei cantoni maggioritari croati in Bosnia con la Croazia che si annetterebbe Neum e l’unico sbocco sul mare della Bosnia. Secondo il documento, i bosniaci otterrebbero così uno Stato funzionante indipendente e se ne assumerebbero la piena responsabilità. In un referendum i cittadini deciderebbero se aderire o meno all’Ue.

Come detto a Bruxelles tutti dicono di non aver visto il no paper. Secondo Sefik Dzaferović, membro bosniaco musulmano della presidenza tripartita bosniaca, un tale piano di divisione della Bosnia-Erzegovina porterebbe a una nuova guerra nella regione e nell'intera Europa. «Questo è assolutamente chiaro. Noi non permetteremo a nessun costo un attacco all'integrità territoriale della Bosnia-Erzegovina, alla sua indipendenza e sovranità. Di questo devono essere tutti consapevoli. Quelli che vogliono tutto ciò e che lavorano a tale progetto portano la Bosnia-Erzegovina, la regione e l'Europa verso una guerra». Ovviamente di parere contrario il serbo Milorad Dodik, che è presidente di turno della presidenza collegiale bosniaca. In visita ieri a Belgrado, Dodik ha detto che una divisione pacifica della Bosnia-Erzegovina (che si compone di tre popoli, serbo, croato e bosgnacco, e due entità, Republika Srpska e Federazione croato-musulmana) è una opzione da prendere in considerazione, tenuto conto che la Bosnia-Erzegovina non può sopravvivere funzionando nel modo in cui funziona attualmente.

Il presidente serbo Aleksandar Vučić, da parte sua, interpellato dai giornalisti, ha detto di non sapere nulla di una tale idea o presunto piano sulla divisione della Bosnia-Erzegovina. Il presidente ha quindi ribadito che la posizione della Serbia, quale garante degli accordi di Dayton (che nel 1995 posero fine alla guerra) è il rispetto dell'integrità territoriale di quel Paese, e della sovranità dei suoi organi istituzionali. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA




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