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Апрель
2021

La Serbia conferma lo stop agli stranieri e prepara lo Sputnik

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BELGRADO  Sospende temporaneamente le immunizzazioni degli stranieri, frenando così il crescente fenomeno del “turismo vaccinale”. Ma preme sull’acceleratore della vaccinazione dei propri cittadini e ora anche sulla produzione in loco, puntando a diventare una vera e propria potenza dei vaccini.

È la Serbia, Paese balcanico già all’avanguardia nella campagna di vaccinazione di massa, che ha mantenuto le promesse fatte nelle scorse settimane dalle autorità al potere. Lo ha fatto lanciando il primo processo di “infialamento” del vaccino russo Sputnik V, che prevede l’invio degli “ingredienti” per la produzione da parte di Mosca e il loro confezionamento a Belgrado, scelta che prelude alla produzione di massa.

Il processo è stato compiuto all’Istituto di ricerca virologica “Torlak”, una delle istituzioni di punta della Serbia di oggi, erede della prestigiosa tradizione di ricerca scientifica della Jugoslavia di ieri. L’Istituto è riuscito in tempi record a organizzare il riempimento delle prime fiale dello Sputnik, un test importante in vista appunto della produzione. La Serbia è così «il primo Paese europeo», dopo Russia e Bielorussia, a produrre in loco l’antivirus russo rispettando «i massimi standard» di sicurezza, ha specificato il Russian Direct Investment Fund (Rdif), il fondo che ha finanziato lo sviluppo dell’antidoto russo. Passo propedeutico che spianerà la strada, all’inizio di giugno, all’arrivo nei centri vaccinali delle prime fiale di Sputnik “made in Serbia”, ha dichiarato ieri con orgoglio il presidente serbo Aleksandar Vučić, fornendo qualche dettaglio in più su quanto sta avvenendo dietro le porte chiuse del Torlak, riferendo di una produzione a pieno regime «nel giro di qualche mese». «La produzione inizierà il 20 maggio», ha confermato il ministro serbo per l’Innovazione e lo Sviluppo tecnologico, Nenad Popović.

Ma non c’è solo lo Sputnik. Belgrado ha infatti agli atti un’intesa con gli Emirati Arabi Uniti e naturalmente con Pechino per la realizzazione di una fabbrica nuova di zecca per la produzione del vaccino cinese Sinopharm sul suolo serbo, un progetto di cui si sa ancora pochissimo, ma che dovrebbe vedere la luce durante l’estate e concretizzarsi già in autunno. La cosa certa è che Belgrado ha obiettivi ambiziosissimi. Li ha esplicitati ieri sempre Vučić, che ha parlato addirittura di una capacità di produzione fino a «30 milioni di dosi» all’anno, più che sufficienti per una popolazione di meno di sette milioni di abitanti e in grado di soddisfare i bisogni anche di molti Paesi vicini, affamati di vaccini, dalla Bosnia alla Macedonia, passando per Montenegro e Albania.

È quella la via da seguire, non il lentissimo e macchinoso sistema internazionale Covax, per «soddisfare i bisogni della Serbia e dell’intera regione» balcanica, ha aggiunto Vucic, anticipando che oggi dovrebbe tenersi un vertice per decidere la quantità di fiale da produrre e gli investimenti necessari al progetto.

Di certo, «nei prossimi 10-12 anni saremo una potenza» internazionale «nella produzione dei vaccini», ha garantito. «La Serbia è leader nell’approvvigionamento dei vaccini e quei vaccini hanno aiutato altri soggetti in Bosnia», ma anche in Macedonia e Montenegro, ha ricordato ieri il membro serbo della presidenza bosniaca, Milorad Dodik, che ha indicato nel Torlak la soluzione ai problemi regionali nella lotta al virus. La Serbia, ricordiamo, è al top in Europa per numero di persone immunizzate, in gran parte grazie all’accaparramento dei vaccini russo e cinese e in minima parte grazie a Pfizer, Moderna e AstraZeneca.

Secondo i dati più aggiornati della Johns Hopkins University, oltre il 43% dei serbi ha ricevuto almeno una dose, contro il 45% degli ungheresi, sempre grazie a Sputnik e Sinopharm e al 60% del Regno Unito.

Ieri, hanno annunciato le autorità di Belgrado, è stata superata la soglia delle tre milioni di somministrazioni, 1,2 milioni di seconde dosi. Una abbondanza di dosi che, nelle scorse settimane, ha attirato anche decine di migliaia di stranieri, italiani inclusi. Ma temporaneamente ora le vaccinazioni dei “non serbi” sono sospese, ha confermato giorni fa il responsabile del portale governativo E-uprava, Mihailo Jovanović.

Belgrado ha anche ammonito sui casi di truffe a opera di agenzie turistiche nazionali e internazionali che offrirebbero viaggi della speranza a pagamento in Serbia.




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