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Апрель
2021

Morte di Stefano, caduto nel pozzo a tredici anni: il Gip archivia le posizioni dei due animatori della parrocchia

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GORIZIA.  Sono state archiviate le posizioni dei due animatori del centro estivo promosso dal coordinamento delle parrocchie di Gorizia indagati per la morte di Stefano Borghes, il tredicenne goriziano precipitato nel pozzo del parco Coronini-Cronberg lo scorso 22 luglio nel corso di una gara di orienteering.


Dopo quasi nove mesi, per Andrea Gaudenzi e Gabriele Brumat si chiude un incubo. Il provvedimento di archiviazione firmato dal giudice per le indagini preliminari Carlo Isidoro Colombo, datato 19 marzo, è stato notificato ieri mattina all’avvocato Franco Ferletic, difensore dei due giovani assieme al collega Alessandro Feri.

DAL NOSTRO ARCHIVIO. Chi erano i 14 indagati per la morte di Stefano Borghes


Nel registro delle notizie di reato, la Procura della Repubblica di Gorizia, oltre ai due animatori del centro estivo “Estate tutti insieme”, aveva iscritto l’intero curatorio della Fondazione Coronini-Cronberg contando anche agli ex componenti rappresentanti Regione e Soprintendenza ai beni culturali e architettonici del Fvg. Dei 14 indagati però soltanto i due educatori avevano preso parte all’incidente probatorio del 3 agosto.

PER APPROFONDIRE

Nell’occasione era stato sentito il compagno di squadra di Stefano. L’udienza, avvenuta nell’aula ex Corte d’Assise, a porte chiuse e con il supporto di uno psicologo, ha fatto emergere due considerazioni. La prima: che i due animatori (all’epoca dei fatti, ventenne lei, neo diciottenne lui) si trovavano in una posizione adeguata rispetto al punto in cui si è consumata la tragedia. La seconda: che in relazione all’altezza media dei partecipanti alla gara di orienteering il punto in cui è stato posizionato il biglietto da raggiungere da parte dei concorrenti non è stato giudicato imprudente. In sostanza, secondo il gip Colombo per raggiungere il biglietto non era necessario salire sulla copertura del pozzo, come invece ha fatto Stefano, e gli educatori non si erano disinteressati ai ragazzi affidati loro.


Come aveva raccontato nel corso dell’incidente probatorio il compagno di squadra del tredicenne, già altre coppie di giocatori erano passate dal pozzo e non era accaduto nulla. Sarebbe bastato allungare il braccio per raccogliere il foglietto con il numero della tappa. Nulla però lasciava intravedere un pericolo e Stefano - per motivi ancora sconosciuti - per prendere quel biglietto era salito sulla copertura.

Dal racconto fatto allora, inizialmente la vera aveva retto il peso del ragazzo: Stefano era anche riuscito a mostrare il foglietto al compagno di squadra prima che la struttura su cui si trovava cedesse di colpo facendolo precipitare nel vuoto.

Dopo l’incidente probatorio l’avvocato Feri aveva definito Andrea Gaudenzi e Gabriele Brumat come «le vittime sopravvissute di quell’assurda tragedia». L’archiviazione delle loro posizioni di fatto conferma quelle parole e oggi il collega Ferletic, se da un lato manifesta soddisfazione per l’archiviazione, dall’altro manifesta la tristezza per quanto comunque accaduto. «È un fatto che semplicemente non sarebbe dovuto succedere», dice il legale.

Ora bisogna attendere gli esiti delle perizie. Quella autoptica e quella sul pozzo. La prima non risulta ancora depositata. La prima non è ancora disponibile. Il legale dei due ragazzi osserva però: «Sembrano emergere delle responsabilità connesse alle manutenzioni».




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