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Апрель
2021

Ivrea. Picchia il controllore e gli addetti in stazione condannato a due mesi

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Ivrea. Se l’è cavata con una condanna a due mesi, con sospensione condizionale della pena, Michele Sdino, 33 anni di Ivrea, difeso dall’avvocato Umberto Iacona, insieme ad un’altra persona la cui posizione non era oggetto del procedimento su cui si è pronunciata la giudice Elena Stoppini il 13 aprile. Sdino era accusato di aver insultato e malmenato un controllore e due addetti in stazione a Ivrea. Tutto, per una vicenda che riguardava l’acquisto di un biglietto sul treno. Violenza a pubblico ufficiale e lesioni erano i capi di imputazione contestati.

Una serata come tante per i capotreno, purtroppo, quella in cui l’uomo sale in fretta e furia sul convoglio e pretende di acquistare un biglietto sul treno. Racconta il pubblico ministero durante la discussione del caso, che il pubblico ufficiale lo informa che questa possibilità non c’è, in quel momento, e lo invita a scendere e ad acquistare un titolo di viaggio regolare come tutti alla biglietteria automatica. Allora scatta l’aggressione: il capotreno viene tirato giù dal convoglio e malmenato. Nella foga del momento, aggiunge il pubblico ministero, il capotreno non avrebbe individuato se a condurre l’aggressione sia stato Sdino, il suo amico o entrambi.

I due che invece hanno identificato in Sdino l’aggressore, sono gli addetti della stazione. Contro cui l’uomo si è scagliato, secondo il racconto della pubblica accusa, quando il controllore è riuscito a sfuggire e a salire di nuovo sul treno. A quel punto l’uomo si è diretto verso la stanza degli addetti di Trenitalia. Gli ha chiesto nome e cognome di quel controllore. Al loro rifiuto di fornirgli le generalità li ha picchiati. Alla fine della sua requisitoria la pm ha chiesto dieci mesi di carcere.

L’avvocato dell’uomo, Umberto Iacona, non ha negato i fatti, che ha definito «incontrovertibili». Ma ha ricordato che l’imputato ha risarcito una delle parti, nonostante fosse disoccupato. Inoltre aveva provato ad accedere alla messa alla prova (i lavori di pubblica utilità), ma aveva ricevuto un rifiuto da parte di un’associazione. Alla fine anche l’avvocato ha perso le sue tracce.

Così la giudice Elena Stoppini non ha potuto fare altro che condannarlo per i fatti. Visto però il risarcimento e il fatto che l’uomo è incensurato, ha optato per una pena mite: due mesi, appunto, con il beneficio della sospensione condizionale. —




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