Due grandi navi in Bacino San Marco. A Venezia si torna indietro di nove anni
VENEZIA. Due grandi navi Msc, Orchestra e Magnifica, annunciano il loro ritorno a Venezia per la partenza delle crociere nel Mediterraneo. Ma le alternative non sono pronte. E torneranno in Marittima. Nove anni dopo il naufragio della Costa Concordia e il decreto Clini-Passera, le lancette dell’orologio sono tornate al gennaio del 2012. Annunci trionfanti di ministri e premier («Finalmente toglieremo le navi da San Marco»), progetti e alternative presentati e dimenticati. Fatto sta che si torna come prima. Può essere un sollievo per i tanti lavoratori che da un anno non ricevono stipendio e chiedono il ritorno del turismo. Meno per chi dava ormai per scontato lo “stop” al passaggio dei giganti del mare in canale della Giudecca.
Si torna alla Marittima, dunque. Proprio nel mezzo del dibattito sulle soluzioni operative a lungo termine, con il nuovo terminal in mare, fuori dalla laguna. E le soluzioni “transitorie” a Marghera.
Il decreto 45 del governo Draghi ha cominciato il suo iter al Senato. Prevede la soluzione definitiva degli approdi per le grandi navi fuori dalla laguna. E intanto le soluzioni a Marghera. Come aveva deciso anche il Comitatone del 21 dicembre, presieduto da Giuseppe Conte. Il canale Nord sponda Nord, dove i lavori porteranno via almeno due anni, con una spesa di 60 milioni di euro. E le banchine dei terminalisti Tiv e Vecon. Capaci di ospitare una grande nave alla volta. Di questi, solo Vecon potrebbe essere agibile dal prossimo giugno. Lì le navi arrivano già nei giorni del Redentore, quando il canale della Giudecca è chiuso dal ponte votivo. Per la Tiv, ci vorranno almeno sei mesi di lavori.
Nel frattempo l’Autorità portuale sta lavorando al testo del bando internazionale che dovrebbe lanciare entro 90 giorni. Una call in cui si cercano progetti per le soluzioni definitive. Qui i tempi sono ancora più lunghi. Dunque? «In mancanza di un’alternativa praticabile le navi vanno in Marittima», dice il vicesindaco Andrea Tomaello. Della stessa idea è il presidente della Regione Luca Zaia, che aveva anticipato mercoledì il ritorno delle navi Msc in laguna. Un segnale di ottimismo agli operatori. Riprende la battaglia. Perché Marghera vuol dire “dentro la laguna”.
Anzi, per arrivare al nuovo terminal in zona industriale, dove adesso ci sono industrie dismesse e campi abbandonati, le navi dovranno seguire un percorso lunghissimo, entrando da Malamocco e dal canale dei Petroli Malamocco-Marghera. Quasi 20 chilometri, il percorso che fanno anche le navi commerciali. Occorrerà scavare il canale, e poi forse il Vittorio Emanuele, per farle tornare in Marittima. Realizzare il bacino di evoluzione. Insomma, un traffico che aumenta. E che contribuisce all’erosione della laguna e alla perdita di sedimenti.
«Ma è l’unica alternativa», dicono gli operatori, «a meno che non vogliamo chiudere il porto, seconda industria della città con le migliaia di posti di lavoro».
«Non è vero», dice Andreina Zitelli, ex della commissione “Via”, «bisogna rispettare le norme. E il decreto Clini Passera, ancora in vigore, prevede si possa derogare il divieto di passaggio per San Marco solo se c’è la soluzione definitiva. Era stato fatto con il canale Contorta, ma dopo la bocciatura il divieto era tornato. Un’altra soluzione c’è, ed è il progetto di Venis cruise». Divisioni che aumentano sulle soluzioni possibili.
Intanto il decreto va al Senato, e molti sono gli emendamenti presentati. Alcuni sono firmati dagli ambientalisti veneziani Stefano Boato e Marco Zanetti. Condivisi anche dal senatore veneziano del Pd Andrea Ferrazzi. Chiedono di introdurre la “classe Venezia”, cioè consentire l’accesso in laguna alle navi inferiori alle 40 mila tonnellate ma che rispettino anche i requisiti di sicurezze e di non inquinamento. E poi la sperimentalità e reversibilità delle proposte. Come chiedeva la Legge Speciale anche per il Mose. —
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