Novant’anni di storia per la casa di riposo di Vico
VALCHIUSA. Ha compiuto 90 anni, la casa di riposo di Vico, Comune di Valchiusa, fondata dall’allora parroco del paese don Pietro Aimino, e aperta agli ospiti il 7 aprile 1931. Un traguardo che l’attuale gestione avrebbe avuto intenzione di festeggiare, se non fosse stato per le restrizioni dovute al Covid19. Solo otto mesi dopo l’apertura, tuttavia, la struttura poté accogliere i primi due anziani del posto. Nel corso degli anni la struttura, inizialmente denominata “Ricovero poveri vecchi”, venne ampliata con più interventi di ristrutturazione e di adeguamento alle normative. Nel 1972, poi, l’ospizio fu trasformato in ente morale, con la denominazione di “Istituto Sant’Antonio da Padova”.
Fin dall’inizio l’assistenza degli ospiti venne affidata alle suore della “Congregazione delle figlie di carità”, di Montanaro. Le ultime due religiose rimaste si ritirarono nel 1980, e con il loro abbandono dovuto all’età avanzata, gli otto ospiti ancora presenti dovettero cercarsi un’altra sistemazione. Chi con il rientro in famiglia, chi in altre case di riposo. Si arrivò così alla temporanea chiusura. Tutto questo perché il testamento di don Pietro Aimino prevedeva che l’assistenza degli ospiti fosse affidata esclusivamente a personale religioso femminile. Tradotto, alle suore. Superato il vincolo testamentario di don Aimino, l’istituto di Vico riaprì i battenti nel 1985, con un nuovo Consiglio di amministrazione e l’assunzione di personale laico. Fondamentali, nel tempo, per la sopravvivenza della casa di riposo, le generose offerte della popolazione e le prestazioni d’opera, a titolo gratuito, di numerosi volontari. Da due anni a questa parte la gestione è affidata alla cooperativa sociale “L’angolo”. Spiega Stefania Gallo, direttrice: «Attualmente la casa di riposo è autorizzata per 20 posti letto a Residenza assistenziale, oltre a tre di pronta accoglienza e 8 a Residenza assistenziale alberghiera. Al momento gli ospiti sono 14. Per poter far sì che l’istituto possa raggiungere il secolo di attività – aggiunge Stefania Gallo – la nostra presidente, Silvia Garretto ha avviato la richiesta di autorizzazione al funzionamento della casa di riposo come Rsa, così da garantire una continuità assistenziale necessaria per la centralità dell’ospite in un ambiente di micro comunità residenziale sul territorio». Superata, come tutti auspicano, la pandemia, la direzione dell’istituto si augura che possa riprendere l’opera di volontariato interrotta dal Coronavirus, così come il versamento di offerte in denaro da parte dei cittadini. —