Hai sentito parlare di Killers of the Flower Moon? Se non lo sai, è il titolo del nuovo film di Martin Scorsese.
Un progetto grande, anzi, enorme, e non solo perché a dirigerlo c’è appunto il regista – in attivo un premio Oscar per The Departed - Il bene e il male, tre Golden Globe (Gangs of New York, The Departed, Hugo Cabret) e uno alla carriera – ma perché coinvolge una serie di altri giganti del cinema, davanti e dietro la macchina da presa, come l’autore Eric Roth.
Un altro nome per cominciare? Leonardo DiCaprio, ovviamente: poteva forse mancare l’attore feticcio di Scorsese in una pellicola in cui, tra l’altro, c’è pure un altro “cocco”, come Robert De Niro?
Tutte queste informazioni sono arrivate insieme? Va bene, allora facciamo un riepilogo più ordinato su tutti i dettagli finora noti di Killers of the Flower Moon.
«Killers of the Flower Moon», il film
Alla base del nuovo progetto cinematografico di Martin Scorsese, che torna al cinema dopo The Irishman e la piccola parentesi televisiva con la miniserie Fran Lebowitz: una vita a New York, entrambi distribuiti su Netflix, c’è un romanzo, anzi, il libro non-fiction Killers of the Flower Moon: The Osage Murders and the Birth of the FBI di David Grann (autore anche di The Lost City of Z: A Tale of Deadly Obsession in the Amazon).
Nel suo libro, Grann indaga sui veri omicidi di alcuni membri della Nazione Osage, popolazione nativo-americana di Osage County (Oklahoma) che si arricchisce negli anni Venti quando sotto la sua terra viene scoperto il petrolio. L’FBI, ancora in fase embrionale, si occupa delle indagini e scopre un orribile segreto dietro questa scia di violenza.
Il film di Scorsese, descritto come un western-thriller, racconta del primo grande caso che ha affrontato il bureau (neonato, praticamente), ovvero proprio la strage di indiani della tribù Osage avvenuti negli anni ’20, in Oklahoma.
Stando alle affermazioni di Scorsese, il regista ha avuto l’ispirazione alla lettura del libro, come aveva raccontato l’anno scorso: «Quando ho letto il libro di David Grann, ho cominciato subito a vederlo – la gente, le ambientazioni, l’azione – e ho capito che dovevo trasporlo in un film. Sono molto entusiasta di lavorare con Eric Roth e di ritrovare Leo DiCaprio per portare sullo schermo questa storia americana realmente inquietante».
Inizialmente il budget del film della Paramount si aggirava inizialmente sui 160 milioni di dollari, ma i contratti di Scorsese, e poi delle due star Leonardo DiCaprio e Robert De Niro hanno portato il cineasta a chiederne 225, troppi per il capo della Paramount Jim Gianopulos, che consigliò a Scorsese di rivolgersi a qualche piattaforma streaming per avere supporto economico. Netflix era pronta ad accollarsi il progetto con 215 milioni (le due parti avevano già collaborato per The Irishman), ma alla fine Apple l’ha spuntata.
Killers of The Flower Moon sarà dunque prodotto da Imperative Entertainment, Appian Way Productions, Apple Studios, Sikelia Productions e dallo stesso Scorsese.
«Killers of the Flower Moon», il super cast
Leonardo DiCaprio è stato uno dei primi nomi rivelato del progetto, insieme a Robert De Niro.
Killers of the Flower Moon rappresenta la settima collaborazione tra Scorsese e DiCaprio, dal momento che il film annunciato anni fa è (per ora) sparito dai radar, mentre sarà l’undicesima collaborazione con De Niro. A proposito, i due attori hanno già lavorato insieme nel corto The Audition.
Il cast del film, che ancora in pre-produzione, continua a crescere: gli ultimi aggiornamenti riguardano il casting di Tatanka Means (Un volto, due destini), Michael Abbott Jr. (Mud), Pat Healy (The Post) e Scott Shepherd (Il ponte delle spie). Tatanka Means, Michael Abbott Jr. e Pat Healy interpreteranno John Wren, Frank Smith e John Burgers, gli agenti federali che collaborano con il protagonista Tom White (Jesse Plemons) per investigare sugli omicidi. Scott Shepherd sarà invece Bryan Burkhart, fratello di Ernest Burkhart (Leonardo DiCaprio), famiglia al centro del film.
Inizialmente DiCaprio avrebbe dovuto interpretare Tom White, l’agente dell’FBI incaricato delle indagini, ma poi lo sceneggiatore Roth ha cambiato idea. Jesse Plemons (Todd Alquist in Breaking Bad, Ed Blomquist in Fargo in tv e nei film Sto pensando di finirla qui, Judas and the Black Messiah) interpreta White, mentre DiCaprio ha il ruolo Ernest Burkhart, il nipote di William Hale, cioè Robert De Niro.
Il cast si completa con altri interpreti e personaggi: Tantoo Cardinal presterà il volto a Lizzie Q, madre di Mollie, mentre Cara Jade Myers, JaNae Collins e Jillian Dion saranno le sorelle di quest’ultima. William Belleau interpreterà Henry Roan, proprietario di un ranch che ha legami stretti con i Burkhart, la famiglia al centro della trama. Louis Cancelmi sarà Kelsie Morrison, trafficone locale e amico di Ernest Burkhart. Lily Gladstone sarà Mollie Osage, sposata con Ernest. Jason Isbell presterà il volto a Bill Smith, avversario di Ernest; mentre Sturgill Simpson interpreterà Henry Grammer, famigerato campione di rodeo e contrabbandiere.
«Killers of the Flower Moon», il team tecnico
Il direttore della fotografia sarà Rodrigo Prieto, che ha già lavorato con Scorsese in The Wolf of Wall Street, Vinyl, Silence e The Irishman.
A scrivere la sceneggiatura, invece, è stato Eric Roth (noto per Forrest Gump, Dune, Ali, Munich, Il curioso caso di Benjamin Button e A Star Is Born), che ha spiegato la sfida di Scorsese di girare un western in una pellicola diversa dal genere, ma che ne rispetterà lo spirito: «I personaggi indosseranno completi eleganti perché siamo negli anni ’20 – ha detto Eric Roth a Collider – La vicenda si svolge durante il Proibizionismo, ma l'ethos è quello del western. C'è anche il concetto di giustizia del western, per cui era impossibile trovare 12 uomini bianchi che dichiarassero colpevole un uomo bianco che aveva ucciso un nativo americano …ecco, nel film c'è molto questa idea».
A proposito del cast, Roth ha parlato del personaggio di Leonardo DiCaprio, che non interpreta il ruolo dell’agente dell’FBI Tom White, poi affidato a Jesse Plemons: «Non direi che Plemons è il protagonista. Diciamo che è l'eroe designato. Sì, credo sia la cosa più giusta da dire perché penso che i ruoli più o meno abbiano lo stesso peso e in un certo senso lo abbiano sempre avuto, e la parte di Leo è molto complicata e molto interessante. È una parte intelligente per un attore intelligente. Se Montgomery Clift fosse vivo, probabilmente prenderebbe in considerazione l'ipotesi di interpretarla».