Pericoli e corsie occupate, Modena non è città per ciclisti
MODENA. Quando la signora Ines, settant’anni e una borsa della spesa nel cestino della bici, dice quello che pensa all’autista del Doblò che le blocca la strada, in via Morane sono le 11.25 del sabato mattina. Ormai per arrivare a casa mancano meno di cinque minuti, ma quel furgone parcheggiato lì in mezzo proprio non ci voleva, e allora la signora sbotta.
In effetti quel mezzo non dovrebbe esserci, perché quella delimitata dalla linea tratteggiata bianca è la pista ciclabile d’emergenza. Del resto, a quattro mesi dalla realizzazione dei nuovi tratti ciclabili in diverse arterie della città - con l’obiettivo di favorire la mobilità sostenibile con interventi molto più veloci e meno costosi rispetto alle ciclabili tradizionali - la gestione del nuovo sistema è ancora complessa per molti utenti della strada.
Lo è di certo per i ciclisti, che spesso si trovano a dover “dribblare” le auto in sosta o a dover fare i conti con quelle in manovra per uscire dai parcheggi, ma ancora di più per gli automobilisti, che non si sono ancora abituati all’idea delle ciclabili d’emergenza, delimitate dalla sola segnaletica orizzontale, mentre nella gran parte dei casi le strade a doppia corsia per senso di marcia si sono trasformate in arterie a corsia unica.
Problemi che si riscontrano ad esempio in via Morane, dove la nuova pista, in entrambe le direzioni di marcia, è stata realizzata nel tratto compreso tra viale Carlo Sigonio e via Salvo D’Acquisto. E i problemi, per chi arriva dal centro, partono subito, dal momento che dopo l’incrocio con viale Sigonio il percorso ciclabile è occupato da alcuni segnali stradali provvisori che costringono i ciclisti ad “allargarsi” verso la corsia riservata alle auto.
Ma la situazione si fa più complessa man mano che ci si avvicina all’incrocio con viale don Minzoni: in teoria con la nuova viabilità la corsia per le auto è una sola per senso di marcia - con la possibilità di uso promiscuo, ma solo per brevi tratti - ma di fatto molte macchine continuano ad usarle entrambe, con il risultato che la ciclabile d’emergenza è spesso occupata e i ciclisti sono costretti a “dribblare” le auto, che in alcuni casi, soprattutto dove ci sono i negozi, sono addirittura parcheggiate sulla pista. Del resto, la realizzazione della pista d’emergenza ha portato a un notevole restringimento dello spazio per le auto, con la conseguenza che anche gli autobus invadono costantemente la ciclabile.
Un problema che vale per tutte la arterie che pur avendo un importante volume di traffico non sono sufficientemente larghe: è il caso della via Emilia ovest, dove la situazione è più o meno la stessa di via Morane, ma resa più complicata dal maggior numero di veicoli in transito. Anche qui molte auto non si sono ancora adeguate al passaggio ad una sola corsia per direzione di marcia, con il risultato che diversi automobilisti continuano a procedere come se la corsia fosse doppia, invadendo la ciclabile d’emergenza, e costringendo le biciclette a “stringersi” il più possibile a destra.
Ma i pericoli vengono anche da quella parte, dal momento che chi viaggia in bici deve guardarsi dalle auto che escono dai parcheggi: come rilevato nei giorni scorsi dalla Fiab, il fatto che in alcuni tratti i posti auto siano rimasti “a lisca di pesce” complica le cose, dal momento che le macchine devono uscire in retromarcia, rischiando la collisione con le biciclette che arrivano da dietro.
Restando alle nuove corsie d’emergenza, la situazione va un po’ meglio nella prima che è stata realizzata, quella di via Tagliazucchi- via Grimelli, ma semplicemente perché i volumi di traffico sono inferiori rispetto a quelli di via Morane e della via Emilia. Anche in questo caso, i problemi principali riguardano il mancato adeguamento di alcuni automobilisti alla corsia unica, al “parcheggio selvaggio” sulla ciclabile per fare le commissioni, alle manovre delle auto in sosta e alla convivenza tra autobus e biciclette.
Problemi di altro tipo ci sono in via Moreali, dove la ciclabile funziona bene ed è molto utilizzata, ma i residenti sono perplessi per la decisione dell’amministrazione di collocare una fila di paletti all’altezza dell’incrocio con via Valdrighi: nel mirino dei ciclisti ci sono soprattutto quelli che sono stati installati sulle strisce pedonali, interrompendo il percorso per chi arriva in bici dalla pista. Ma non sono solo le nuove corsie d’emergenza a creare problemi: i città alcuni percorsi non sono adeguati al numero di bici in transito.
È il caso del tratto ciclabile di via Giardini compreso tra l’incrocio con viale Corassori e quello con viale Amendola, dove la pista, che fino a quel momento procede in sede propria, sale sul marciapiede, costringendo i ciclisti a una serie di “sali e scendi” tra tratti ammalorati, buche e ostacoli. —
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