Si gonfiano i conti correnti ma nessuno vuole più investire
PRATO. Le banche la chiamano sovraesposizione di liquidità, un modo per dire che ci sono troppi soldi sui conti correnti da parte di cittadini e aziende e che, invece, diminuiscono gli investimenti finanziari. Questo sta accadendo anche a Prato ed è l’apparente paradosso degli anni del Covid. È quanto emerge dai dati rilevati dalla Banca d’Italia, secondo cui nel 2020 le famiglie della nostra provincia hanno accumulato sui propri conti correnti il 61,8 per cento in più di denaro rispetto a quanto fatto nello stesso periodo del 2019. Così, dal 2020 la flessione degli investimenti finanziari da parte di aziende e di persone è stata importante, tanto che in questo periodo i conti correnti di molte società si sono gonfiati a dismisura.
«Hanno sofferto e soffrono molto le piccole imprese della ristorazione e le aziende del comparto moda – spiega Marcello Gozzi direttore generale Confindustria Toscana nord - ma ci sono imprese che fra il 2020 e oggi hanno visto aumentare il fatturato, e anche di molto. Si parla delle aziende del cartario, del digitale, dell’e-commerce, della logistica in genere». Insomma, non per tutti il Covid è una dannazione. E non lo è per quei cittadini che hanno stabilità di impiego e un fisso mensile; condizioni che dal 2020 ad oggi hanno posto le premesse per aumentare i risparmi e lasciare i soldi sul conto corrente bancario.
«La crisi, le incertezze sulla fine dell’emergenza e sui prossimi mesi hanno portato i risparmiatori pratesi a investire sempre meno– racconta Antonio Malpeli, area manager di Banca Generali wealth advisor nel centro Italia – In questo modo, però, si perdono le opportunità dei mercati e si subiscono i costi dei conti correnti e ci si espone alle pressioni dell’inflazione. È necessario recuperare razionalità, condividendo le scelte relative al proprio patrimonio con professionisti che aiutino nella realizzazione dei progetti di vita». Anche il dato relativo al comportamento delle imprese pratesi fa riflettere. Secondo un recente report di Bankitalia, si evidenzia che nel corso del 2020 le aziende pratesi hanno aumentato la propria esposizione alla liquidità del 29,3 per cento. Una percentuale importante che testimonia la volontà di attendere tempi migliori, e che di fatto significa rimandare gli investimenti alcuni dei quali, come quelli in infrastrutture digitali, potrebbero essere determinanti proprio per andare oltre la crisi economica generata dal Covid-19.
«La protezione del patrimonio resta il bisogno più urgente almeno dei nostri clienti e ora è diventato sempre più necessario un approccio volto a tutelarlo nella sua complessità non soffermandosi solo alla componente finanziaria. È fondamentale, quindi, lavorare assieme a famiglie e imprese per trovare i percorsi più efficienti e funzionali ai propri obiettivi riuscendo a valorizzare al meglio quanto costruito nel tempo» conclude. Ed eccoci, però, al punto di partenza.
Come dicono a Banca Generali: «C'è troppa incertezza e preoccupazione per il futuro. Sono gli stati d’animo che caratterizzano da un anno i risparmiatori pratesi». Incertezza che è confermata un po' da tutto il mondo della finanza. «La situazione è come viene descritta da mesi – conferma Valter De Santis, consulente finanziario pratese che lavora per un importante gruppo bancario – i depositi bancari di conto corrente aumentano di corposità con un forte calo negli investimenti. È una situazione generalizzata. Siamo effettivamente davanti a quello che può sembrare un paradosso; ci sono conti correnti di privati e aziende che aumentano di liquidità, ma nessuno se la sente di fare investimenti e proiezioni sul futuro. La situazione può diventare pesante anche per gli istituti di credito, tenendo conto che ci sono degli obblighi di spesa come il fondo di riserva e i titoli di stato. Solo lo spettro di una patrimoniale può spingere chi ha ingenti depositi a torni a investire o come sta accadendo in Giappone, l’arrivo di una tassazione sulle giacenze dei conti correnti».