Ferrara, svastica in via Scandiana. Indagini della Digos: «Tempismo simbolico»
FERRARA. Chi passa di lì tutti i giorni, in pieno centro, nella zona di via Scandiana, l’ha vista solo nella mattinata di ieri: la “solita” svastica, una delle tante che in questi mesi compaiono in città, prima alla sede del Pd di Porotto, poi alle scuole del Barco quindi in quelle di Porotto.
LE REAZIONI DI TANTI
Accendendo le reazioni di tanti, soprattutto perché, allora, fine gennaio, furono vergate a ridosso della celebrazione del Giorno della memoria della Shoah. E oggi, come ieri, non sembra casuale la comparsa della svastica in via Scandiana a ridosso della succursale dell’Istituto Vergani, «un tempismo simbolico», poiché siamo entrati nella settimana che prevede la celebrazione del 25 aprile, della Liberazione, altra data simbolo fondamentale dell’antinazifascismo. Lo ricorda lo stesso Franceco Colaiacovo, capogruppo Pd in consiglio, che come tanti ferraresi sui social e non solo, ieri hanno dato eco alla notizia. Notizia arrivata in questura in mattinata, visto che la Digos ha attivato le prime indagini, e soprattutto valuterà se vi possano essere elementi di riscontro concreti (telecamere, testimonianze e altro) e dunque gli accertamenti sono in corso, che vanno a sommarsi a quelli già attivati nei primi mesi dell’anno. Anche se ricordava lo stesso Colaiacovo, ieri a La Nuova, «le svastiche di oltre due mesi fa sono ancora lì sui muri delle scuole e nessuno le ha ancora cancellate», parole che nei giorni scorsi si erano concretizzate in una interpellanza alla Giunta sulle intenzioni di rimuoverle o meno.
IDENTiTA' DEI FERRARESI
Uno degli interventi più condivisi da Mauro Vignolo, neo consigliere Pd, che riflette su quella svastica di via Scandiana: «L’identità è un valore costruito nel tempo, non è dono naturale, è un dono sociale che si conquista, è come gli altri ti vedono: l’identità di tutti noi ferraresi si allontana da questa immagine». Che, come precisano tanti, in realtà è stata disegnata al contrario, la croce buddista che Hitler fece sua, rovesciandola: «Anche questo modo – chiude Colaiacovo – di rappresentarla è una sorta di firma, la mano potrebbe essere la stessa». –
D. P.
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