Travolti da una valanga a Malborghetto, parla l'amico sopravvissuto: «Scendere lungo quella gola era il nostro sogno»
MALBORGHETTO. «Scendere lungo la gola nordest dello Jôf Fuart era il sogno di tutti e tre». Andrea Polo non lo nasconde. Imboccare con gli sci quella via percorsa per la prima volta nel 1901 da Julius Kugy e Graziadio Bolaffio con le guide Joze Komac e Anton Oitzinger, rappresentava una sfida da condividere con due appassionati di montagna come lui, amici di tante escursioni, Carlo Picotti e Federico Deluisa.
Un sogno che nel giro di pochi istanti si è trasformato in un incubo, quando dal costone di neve si è staccata una slavina che ha travolto Carlo e Federico, non lasciandogli scampo. Andrea si è salvato per un soffio, avendo scelto un luogo defilato per attendere i suoi due compagni di giornata. Li ha visti mentre venivano trascinati alla fine del canalone dall’immenso ammasso di neve, e l’unica cosa che ha potuto fare è stata chiamare i soccorsi. «Era la prima volta in quel canalone, nessuno di noi tre l’aveva mai fatto», racconta il quarantenne di Basiliano, grande esperto di montagna, peraltro come i suoi due amici.
Persone abituate a muoversi in territori impervi e consapevoli dei rischi che correvano scegliendo quella porzione delle Giulie, rimaste vittime di una fatalità più che di un’imprudenza o di un’errata valutazione. Per Andrea sono giorni difficili questi, di grande dolore, e d’ora in poi, ogni volta che sceglierà una montagna innevata per le sue escursioni, si porterà dentro Carlo e Federico. Perchè è certo che questa disavventura non terrà lontano a lungo Polo dalle vette innevate.
«Tornerò in montagna, per me è vita», assicura. Per questo, però, ci sarà tempo. Ora bisogna lasciare spazio al raccoglimento e al ricordo. «Ciò che mi interessa in questo momento - aggiunge con un filo di voce Polo - è mettere in evidenza la bellezza di questi due ragazzi che vivevano di tanta passione per la montagna, che tanto dà, ma tanto toglie».
E questa volta ha deciso di strappare all’affetto dei loro cari due veri amanti delle terre alte, che appena potevano, scappavano dalla routine quotidiana per rifugiarsi in quota. In questo periodo di restrizioni a causa dell’emergenza coronavirus, il gruppo di amici ha limitato le uscite alle montagna regionali, ma in passato i tre (non necessariamente insieme) erano soliti lasciare il Fvg per puntare alle cime del nord Italia.
Qualche settimana fa, Andrea Polo e Carlo Picotti erano saliti insieme sul monte Sernio, condividendo l’ennesima avventura ad alta quota. Una delle tante belle giornate trascorse insieme a godere della bellezza della natura sopra i duemila metri. Un fascino che può sempre nascondere delle insidie, come ha dimostratola giornata di venerdì mattina sullo Jôf Fuart.
Ma chi frequenta la montagna lo sa, e lo accetta, come ha fatto Polo, consapevole delle emozioni che l’alta quota può dare, ma anche dei sacrifici che può pretendere. Il rischio zero non esiste in vetta, e nemmeno la preparazione e l’esperienza sono in grado di eliminarlo del tutto.