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Апрель
2021

Le categorie approvano il piano delle aperture

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UDINE. Parlano di «primo passo», di «segnale importante». Attendono di conoscere i dettagli del decreto che il premier Draghi firmerà la prossima settimana. Ma i leader di commercianti ed esercenti restano comunque cauti, perchè il riavvio delle attività di ristorazione non sarà semplice nè immediato.

Dal 26 aprile, infatti, se la regione sarà collocata in zona gialla, cioè quella a minor rischio epidemiologico, bar e ristoranti potranno servire i clienti a pranzo e a cena, ma solo all’aperto. E qui sorgono le prime difficoltà. Molti infatti i locali che non hanno spazi esterni, ma pure il coprifuoco che rimane fissato alle 22 e le temperature piuttosto rigide di queste serate di aprile, non agevoleranno certo chi vuole trascorrere un paio d’ore in ristorante a gustarsi qualche piatto della tradizione. Ma la situazione è in evoluzione e non sono esclusi aggiustamenti, prima della data fatidica di lunedì 26.

Da pozzo (Confcommercio)

«È un punto di partenza, però il traguardo è lontano». Giovanni Da Pozzo, presidente regionale di Confcommercio, commenta con moderata soddisfazione le prime riaperture delle attività che più hanno subito le restrizioni da pandemia, quelle della ristorazione, ma denuncia al tempo stesso «la disparità tra chi potrà usufruire di spazi esterni per organizzare le cene e chi invece verrà tagliato fuori semplicemente perché il suo servizio è organizzato all’interno». Si prova a ripartire, dunque, ma in condizioni che continueranno a mettere in ginocchio migliaia di imprese.

«Vedremo nei prossimi giorni i contenuti più precisi del cantiere aperto dal governo – aggiunge Da Pozzo –, auspicando che si possa coinvolgere nelle riaperture anche quei locali che, dopo avere investito in sicurezza, sono comunque in grado di gestire il servizio senza aumentare i rischi del contagio». Quanto alla zona gialla per il Friuli, «anche su questo fronte si tratta di attendere il trend dei prossimi giorni, ma i numeri ci fanno sperare di poter conquistare il colore che consente maggiori libertà. Importante che si continui a dimostrare il massimo senso di responsabilità».

Zoratti (Confesercenti)

«Il segnale è importante, ma dopo un così lungo periodo di stop forzato, per una vera ripartenza bisognerà fare molto di più», spiega Marco Zoratti, vice presidente di Confesercenti. «Draghi sta dimostrando coraggio, finalmente si comincia a intravedere una luce in fondo al tunnel e questo è positivo». Allo stesso tempo, però, Zoratti ha anche precisato come «sarà necessario un confronto sempre più attento con le parti sociali e in particolare con le associazioni di categoria».

Pur guardando al passo avanti, «mi preme ancora una volta sottolineare che è necessario salvaguardare maggiormente le piccole e micro imprese». Questo perché «una buona parte dei pubblici esercizi non potrà, di fatto, riaprire. Al momento si prevedono infatti riaperture all’aperto. Bene, ma non si considera che solamente la metà dei ristoranti e bar ha a disposizione spazi esterni e, quando i dehors ci sono, si tratta, molto spesso, di metrature (e quindi posti a sedere) limitate. Anche il distanziamento fra tavoli all’interno del locali, previsto in una seconda fase, è notevole e rappresenta un elemento penalizzante».

Thurn Valsassina (Confagri)

«Riaprire in sicurezza è sempre stato il nostro modo di vedere le cose nella post-pandemia mentre, nei mesi scorsi, non abbiamo mai mancato di segnalare le gravi sofferenze economiche e personali alle quali sono stati sottoposti gli operatori dell’Horeca e degli agriturismi - dice Philip Thurn Valsassina, presidente regionale di Confagricoltura - . Questi ultimi, in particolare, per ragioni strutturali, dispongono di ampi spazi all’aperto che garantiscono sicurezza e distanziamento. Per quanto riguarda la lunga chiusura sostanziale dell’Horeca non si deve dimenticare come ciò abbia comportato non soltanto una drastica riduzione dei fatturati di ristoranti, trattorie e alberghi ma, di converso, un’assoluta assenza di liquidità che, nella sua doppia veste di mancati pagamenti e di mancati acquisti, si sono riflessi su tutta la filiera dell’ospitalità, aziende agricole comprese.

Dunque, da fine mese il segnale della ripartenza economica va salutato con cauto ottimismo e con la massima attenzione verso la sicurezza dei clienti e degli operatori. Confidiamo che le aperture annunciate costituiscano un atto di coraggio e siano seguite con estrema attenzione affinché si tratti di una ripartenza autentica e definitiva».

De Luca (Terranostra)

«Nell’anno della pandemia, da marzo 2020 a marzo 2021, le perdite di fatturato degli agriturismi del Friuli Venezia Giulia si attestano tra il 60% e l’80%. Per questo - dichiara la presidente dell’Associazione Terranostra Giorgia De Luca - , ben vengano le prime riaperture da fine aprile, per consentirci di recuperare quel minimo di liquidità per una ripartenza che non sarà facile, ma che è comunque ancora possibile». Un messaggio di speranza, quello della Coldiretti che associa in regione 343 agriturismi, di cui 243 con ristorazione.

 © RIPRODUZIONE RISERVATA




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