«La Lega è un partito fascista e xenofobo». Il bombarolo del K3 attacca il Carroccio
TREVISO. «È un dato di fatto che la Lega è un partito fortemente razzista, misogino e xenofobo, uno dei partiti politici che erano alla guida dello Stato italiano quando è successa l’azione di Treviso». Sabato mattina Juan Antonio Sorroche Fernandez, il 43enne spagnolo accusato di essere l’autore anarco insurrezionalista della doppia bomba-trappola piazzata nel 2017 al K3 di via Fontane a Villorba – sede provinciale della Lega – ha preso la parola e pronunciato il suo discorso. Lo ha fatto, in video collegamento, dal carcere di Terni, dove si trova rinchiuso.
Nel frattempo il gruppo di orientamento anarchico di cui fa parte, ha dato vita a una manifestazione di protesta per solidarizzare con lui, prima in piazzetta Indipendenza, poi nell’area a due passi dal carcere di Santa Bona. La prima autorizzata, la seconda no. E non si esclude che potrebbe anche scattare una denuncia da parte della Questura, nei prossimi giorni. Gli attivisti consegnavano ai presenti ciclostilati in cui sono pubblicati stralci salienti delle dichiarazioni rese da Sorroche.
Per l’ennesimo sabato è andato in scena nella Corte d’Assise del tribunale di Treviso, il processo che vede i riflettori puntati su Fernandez. Tribunale blindato per ogni evenienza, porte chiuse. Ieri sono sfilati i leghisti che il giorno dell’attentato dinamitardo si erano riuniti nella sede del K3: l’assessore Alessandro Manera, l’amministratore delegato di Ats (Alto Trevigiano Servizi) Pierpaolo Florian e Manuela Parchi, nella segreteria di Villorba.
Prima di loro, però, ha preso la parola Sorroche, che ha letto un discorso in perfetto italiano. In sostanza, spiega il suo avocato Giampietro Matei, il mi assistito «rivendica di essere anarchico, rifiuta l’etichetta di “insurrezionalista”e le accuse che gli vengono mosse, soprattutto quella di strage che non appartiene – sostiene – al movimento anarchico. Ripete che le stragi sono “di Stato” e che lui è contrario a colpire indiscriminatamente innocenti».
«Le stragi con metodo violento non appartengono all’anarchismo e le rifiuto» ha detto in aula «Oggi lo Stato mi vorrebbe accusare di essere uno stragista in quanto anarchista, e questo è particolarmente subdolo soprattutto venendo dalla bocca dello stato italiano che negli anni Settanta ha assassinato l’anarchico Pinelli e richiuso per anni Valpreda. La violenza indiscriminata delle stragi e dei genocidi è da sempre appartenuta alla struttura statale e al dominio capitalista, come dimostrano le recenti stragi di Stato, i 14 prigionieri lasciati morire in carcere durante le rivolte del marzo 2020, il ponte Morandi a Genova».
Infine: «A prescindere che sia responsabile o no dei fatti di cui mi accusate, io condivido e solidarizzo con la lotta anarchica contro il capitale e lo stato razzista». Successivamente è toccato all’assessore Alessandro Manera e all’amministratore delegato di Ats, Pierpaolo Florian. I leghisti sono stati sentiti dall’avvocato del Carroccio, che si è costituito parte civile, Stefano Trubian, da giudici e pm. Hanno spiegato nel dettaglio perché erano lì quella sera, inquadrando le ore in cui si erano intrattenuti al K3. Poi si è passati ai consulenti della difesa di Sorroche.
«Io, gli altri tre colleghi della Lega e gli agenti di polizia» ha ricordato Manera «siamo scampati a due ordigni esplosivi, due vere e proprie bombe da guerra terroristica, collocati nella sede del K3. Avevo parcheggiato lo scooter a non più di due metri e, come mi ha detto la Digos, sarei morto per l’esplosione. Mi sono sempre chiesto, chi possa aver dato base logistica e operativa a un anarchico terrorista spagnolo, latitante a Brescia da 6 anni e arrivato in treno». Le dichiarazioni di Sorroche? «Non ha preso le distanze dall’attentato, il che lo trovo vergognoso, ci ha dato dei razzisti fascisti. Il suo era un discorso puramente politico ideologico».
«Ci hanno chiesto di ricordare quel giorno di agosto» racconta Florian «spiegare da che parte eravamo usciti, quale accesso avevamo utilizzato. Potevamo farci del male tutti e quattro». Si torna in aula l’8 maggio. —