Un altro pestaggio a Colleferro, il paese di Willy: arrestati due giovani
«Mai più», scrivevamo a settembre sulla cover dedicata a Willy Monteiro Duarte, il 21enne picchiato fino alla morte da alcuni coetanei a Colleferro. Un titolo che era un messaggio, ma anche una speranza. E invece, sette mesi dopo quella tragedia che ha sconvolto l’Italia, un altro brutale pestaggio si è consumato proprio nel paesino laziale, 50 chilometri da Roma, con protagonista un ragazzo di 17 anni.
Per fortuna stavolta la vittima – seppur ricoverata in codice rosso – non è in pericolo di vita, ma le analogie con il precedente caso di cronaca sono davvero tante. Oltre al luogo – Colleferro, appunto – c’è pure l’assurdo motivo che ha scatenato la furia del gruppo: il ragazzo infatti, proprio come Willy, sarebbe stato picchiato per «vendetta», perché in passato avrebbe difeso un amico da una presa in giro.
Non solo, i due giovani arrestati (anche se dalle prime ricostruzioni pare che a menare le mani fossero di più) sono due lottatori di MMA, proprio come i fratelli oggi in carcere per l’omicidio di Willy: «Non avrei mai pensato di riprovare certe sensazioni, di risentire quello stretto nodo alla gola», ha scritto sui social il sindaco Pierluigi Sanna. «Invitiamo a testimoniare chiunque abbia assistito alla scena».
È stato lo stesso Sanna ad aggiornare – e rassicurare – sulle condizioni del ragazzo: «Sono andato a trovarlo in ospedale, riesce a parlare con maggiore fluidità e l’emorragia cerebrale è rientrata, mentre le fratture di naso e mandibola restano sotto osservazione», ha dichiarato a Fanpage. «All’inizio si sentiva umiliato, quasi si scusava che non era riuscito a difendersi. Sta riacquistando lucidità per dialogare».
Proprio le sue parole saranno fondamentali per chiarire la dinamica dell’episodio: «Sono molto dispiaciuto, perché dopo la morte di Willy abbiamo investito tanto in cultura e centri di aggregazione, qui però serve un patto collettivo», ha concluso il primo cittadino di Colleferro. «Non possiamo permettere che i giovani abbiano la percezione che queste azioni siano utilizzate come alternativa al confronto e al dialogo».