Mi fanno male i capelli
Questo articolo è pubblicato sul numero 16 di Vanity Fair in edicola fino al 20 aprile 2021
Sarà che abbiamo smesso di guardarci allo specchio, ma di uno dei temi che più dilaniavano le coscienze maschili prima del Covid non si parla proprio più. Prima, tutti eravamo stati tentati, inutile far finta. C’era anche un enorme indotto turistico. La meta principale dei maschi in età da calvizie era la Turchia, e negli ultimi anni erano sorte migliaia di agenzie viaggi specializzate: due giorni a Istanbul, clinica con personale parlante italiano, hotel convenzionato. Poi te ne tornavi, e ti chiudevi in casa in una specie di quarantena, aspettando che quella specie di zolletta in testa ti ricrescesse. Chi non andava in Turchia andava a Parigi, chi a Bruxelles, chi in India, a seconda dei budget. Adesso il trapianto di capelli è stato sostituito dal vaccino. Tra chi non vuole aspettare il fatidico sms regionale, tra sensi di colpa e crisi di coscienza, non è raro sentire amici e conoscenti che partono verso le località più disparate. Ecco Belgrado, dove si sceglie à la carte, tra AstraZeneca, Pfizer e Johnson & Johnson; poi c’è Dubai, si sta al caldo e si va in spiaggia. Taluni puntano su Mauritius, che però impone di rimanere sei mesi.
I più sovranisti pensano alla Russia (ma per lo Sputnik, tra prima e seconda iniezione, servono tre settimane. Da ammazzarsi). In Qatar, invece, è disponibile solo il vaccino cinese. Anche qui, ci sono ormai agenzie apposite. Son scelte (intanto, i più scaltri, la sistematina ai capelli se l’erano data l’anno scorso, in cliniche romane e milanesi, approfittando del primo lockdown, e non se n’è accorto nessuno).
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