Quando Buffalo Bill arrivò in treno a Udine e si esibì con il circo tra spari e assalti indiani
UDINE. Il sessantenne colonnello William Cody arriva a Udine in ferrovia da Treviso all’alba di venerdì 11 maggio 1906. Si esibisce con il circo internazionale Wild West. Se ne parlava da mesi del famoso pony express, cacciatore, soldato, esploratore, guida, attore e impresario. Anche con diffidenza. Stipati nei quattro treni speciali di proprietà – 51 vagoni, due di attrezzature pubblicitarie –, non solo realtà e leggenda personali, ma l’Ovest americano avventuroso (e violento) della sua gioventù. Il mito della frontiera, addomesticato e recitato da Cody, alimenta una moderna macchina d’intrattenimento e guadagno dove verità e finzione corrono a briglia sciolta.
I treni in ritardo giungono nell’arco d’un paio d’ore. Le scuole fanno vacanza. Migliaia di udinesi e friulani, tantissime le donne, – notte insonne per l’ansia – hanno occupato stazione e dintorni in attesa. I carabinieri sorvegliano. A ogni arrivo di convoglio la folla freme spostandosi pericolosamente. Bisogna scaricare: alle 14. 30 e alle 20 le rappresentazioni in piazza d’armi (la serale rischiarata da tre macchine elettriche). Attorno, riferiscono i cronisti, spunta un villaggio con bevande e cibo.
I vagoni intanto, con rodata efficienza militare, si svuotano della “colossale e cosmopolita compagnia”: oltre 800 persone e 494 cavalli, visitati dai veterinari italiani. La folla sbalordita cerca soprattutto “le pellirosse”. Dalle finestre, dagli alberi, issati sui depositi merci si scruta la carovana di uomini, cavalli e carriaggi. Un veicolo sbatte su un’automobile di Premariacco, due rovesciano in un fosso; altri, incuranti dei proprietari, prendono per i campi seguiti dalla gente. Il pubblico ammira la rapida costruzione di arena e padiglioni: 20 mila metri quadrati di teli, trenta chilometri di corde. Una tenda lussuosa per il capo, sale da pranzo, macello e cucine con carri vapore.
La ristorazione, incessante, è a cura di 60 persone. In tournée, il circo spende circa ventimila franchi francesi al giorno per avere 4. 500 chili di derrate alimentari. Vedono le esibizioni udinesi più di 22 mila spettatori tutti seduti (la città ha appena il doppio di abitanti). Mai vista tanta gente da ogni parte del Friuli e dalle province austriache. Il traffico è rivoluzionato, il pane esaurito. Lo show pittoresco inizia con la parata dei popoli “esotici” e del piccolo esercito di Cody, dai messicani ai cosacchi, da cinesi e giapponesi ai cowboys e tanti altri. Applausi frenetici all’arrivo del colonnello, acciaccato dandy della prateria, con la bandiera italiana.
Poi l’assalto indiano alla vettura di posta, l’imboscata al treno. E ancora: dimostrazioni di artiglieria, cariche di cavalleria, spari a cavallo, sempre in movimento, alle uova, rodei e galoppate senza sella, gli zuavi al maneggio dei fucili, esercizi acrobatici e ginnici, la gara dei lacci, giocolieri, fachiri. Tutto autentico? I giornali cittadini scrivono che “i romanzi d’avventure e viaggi che si sono divorati da giovani si ripresentano alla memoria confusi, amalgamati. Uno spettacolo che forse non merita grandi entusiasmi, ma fa comodo: si fa il giro del mondo in due ore”.
L’aristocrazia cittadina visita gli attendamenti mentre Bill mangia con i suoi. Parla in inglese, inneggia al re d’Italia, commosso per l’accoglienza e, si aggiunga, incassi udinesi: 77 mila lire depositate alla banca commerciale e accreditate a Vienna, Londra e altrove. Saluta il Belpaese per l’ultima volta. L’Austria lo attende. Per continuare a fare centro in Europa, meglio che in America. Il pioniere è però al tramonto, tra sfilate, reumatismi, alcol e parecchi debiti.