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Апрель
2021

Chi voleva davvero assassinare Togliatti

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In base alle testimonianze del nuovo libro dell'agente segreto romeno Ion Mihai Pacepa, la morte del segretario del Pci italiano a Yalta, in Crimea, potrebbe essere stata pilotata da Nikita Krusciov e dal Cremlino. Che anni dopo avrebbe tramato anche contro Enrico Berlinguer, coinvolto in un incidente in Bulgaria.


Era il 24 febbraio del 1965 il generale Ion Pacepa, futuro vice capo della Die, i servizi segreti esterni della Romania, fece visita al leader Gheorgiu-Dej nella sua residenza invernale. Lo trovò in compagnia del suo migliore amico, il capo di Stato onorario Chivu Stoica. I tre uscirono in giardino per una passeggiata. Gheorghiu-Dej lamentò di sentirsi debole, di provare vertigini e nausea: «Penso che il Kgb mi abbia avvelenato» disse in tono falsamente scherzoso. Stoica gli rispose, in tono cupo: «Hanno fatto fuori Togliatti. Questo è certo».

Gheorghiu-Dej rabbrividì. Anche lui, come Palmiro Togliatti, segretario del Partico comunista italiano, era stato assai critico verso le politiche del leader sovietico Nikita Krusciov, e inoltre, al momento della sua caduta, nell'ottobre '64, aveva deciso l'espulsione dei consiglieri del Kgb dalla Romania. Il capo del servizi Semichastny, infuriato, aveva giurato di fargliela pagare. Nel gennaio 1965 a Gheorghiu-Dej fu diagnosticato un cancro diffuso, polmonare ed epatico. Il 12 marzo dello stesso anno si recò a votare per le elezioni dell'assemblea nazionale, e parve in buona salute. Ma dopo una settimana, si aggravò, entrò in coma e morì...

Questa testimonianza la dobbiamo appunto a Ion Mihai Pacepa, la spia di più alto grado a defezionare in Occidente, negli anni Settanta. Nel frattempo, era divenuto il braccio destro del nuovo leader rumeno, Nicolae Ceausescu, dal quale riceveva confidenze riservate. Quando quest'ultimo, nell'estate 1978, gli chiese di viaggiare all'Ovest per avvelenare Noel Bernard, capo dei programmi rumeni di Radio Free Europe, Pacepa decise di non far ritorno in patria. A Bonn, dove era atterrato, si consegnò agli americani, e visse poi negli Usa sotto falsa identità. Ceausescu pose sulla sua testa una taglia di due milioni di dollari, e negli anni dovettero cambiargli, per altre due volte, identità, perché i sicari lo avevano individuato. Se n'è andato poche settimane fa, a 92 anni, negli Stati Uniti, colpito dal Covid. Negli stessi giorni è stato pubblicato il suo ultimo libro, Operation Dragon, scritto insieme all'ex capo della Cia James Woolsey, dove ci consegna nuove testimonianze molto preziose.

Ceausescu, salito al potere, pochi mesi dopo la morte del predecessore Gheorghiu-Dej, confidò a Pacepa: «È stato eliminato da Mosca. Irradiato dal Kgb. L'autopsia lo conferma senza dubbi». Per sicurezza gli chiese di disseminare la sua residenza e i suoi uffici di contatori Geiger. Nel 1970 ottenne dai sovietici un nuovo veleno, una polvere di tallio perfezionata rispetto a quella che aveva quasi ucciso il disertore Khokhlov in Germania. Ne parlò trionfante a Pacepa: egli era certo della sua esistenza, sin da quando era stato usato contro Gheorghiu-Dej. Il dittatore lo ribattezzò «Radu» e ordinò che venisse testato su alcuni dissidenti in carcere.

Nel 1971, di ritorno dalla Cina, il Conducator confidò a Pacepa che il Cremlino aveva assassinato o tentato di assassinare dieci leader internazionali: «Dieci, ripetè, contandoli uno a uno con le dita». Laszlo Rajk e Imre Nagy in Ungheria, Lucretiu Patrascanu e Gheorghiu-Dej in Romania, Slansky e Jan Masaryk in Cecoslovacchia (sin qui, le evidenze storiche confermano la versione di Ceausescu). Poi, ci sarebbe Palmiro Togliatti e ancora lo Scià di Persia, Mao Zedong e il John F. Kennedy. Lo Scià di Persia sfuggì a un attentato dinamitardo grazie a un telecomando difettoso, come confermò anni dopo il Rezident del Kgb in Iran, Vladimir Kuzichkin, quando defezionò in Occidente.

Togliatti, notoriamente avverso ai metodi di Krusciov, stava tramando con Leonid Breznev e il suo gruppo per sostituirlo alla guida dell'Urss. Krusciov, abituato da anni a eliminare anche all'estero i suoi nemici, nel furioso tentativo di conservare il potere, avrebbe fatto avvelenare Togliatti al suo arrivo in Russia. Nonostante tutto, due mesi dopo, Breznev riuscì a scalzarlo. Le circostanze del viaggio fatale, narrate dal segretario di Togliatti, Massimo Caprara, sono effettivamente inquietanti.

«Odiava, ricambiato, Krusciov. Infatti quest'ultimo si recò in visita ufficiale nelle terre vergini della Siberia proprio all'arrivo dell'ospite indesiderato, che a Mosca era sempre stato accolto col tappeto rosso. E lì cominciarono subito i misteri. I russi pretesero di sottoporre Togliatti a una serie di visite mediche nella clinica del Cremlino che non erano state né richieste né previste. Sembrava la vigilia di un colpo di Stato. È probabile che il Migliore trescasse con Breznev per il defenestramento di Krusciov. Fatto sta che alla fine Togliatti fu caldamente esortato ad andare in vacanza a Yalta, sul Mar Nero».

Ecco una plausibile ricostruzione: Togliatti viene accolto da Breznev, col quale avvengono accese discussioni: già a Mosca, prima di partire per Yalta, inizia a scrivere un documento sui problemi da affrontare con Krusciov, che sarà poi ricordato come il Memoriale di Yalta. Nel frattempo, l'11 luglio, sulla nave sovietica Litva diretta a Odessa e Yalta, muore improvvisamente di emorragia cerebrale Maurice Thorez, segretario del Partito comunista francese, stalinista e anch'egli acerrimo critico di Krusciov, dal momento della sua relazione segreta che aveva distrutto il mito di Iosif Stalin.

Lo stesso Thorez a maggio si è rifiutato di invitare Togliatti al congresso del partito, e anni prima gli aveva chiesto invano di opporsi a quella relazione. Su tutte le questioni del momento, le posizioni di Togliatti e Krusciov «erano assolutamente diverse e divergenti», come fa notare Adriano Guerra, poi corrispondente da Mosca dell'Unità, il quotidiano del Partito comunista italiano: le circostanze del viaggio erano drammatiche, ed era nell'aria per il Pci una «separazione se non rottura con Mosca».

Togliatti viene invitato a Yalta, in attesa di Krusciov. Prosegue nella precipitosa redazione del Memoriale, e il 13 agosto, pur sentendosi debole, si reca a una festa di giovani pionieri nel campo di Artek. Lì viene colpito da emorragia cerebrale. Caprara racconta che «attesero il ritorno di Krusciov prima di prendere qualsiasi decisione. Ora anche un bambino sa che l'ictus richiede trattamenti tempestivi. Invece l'intervento chirurgico fu tentato soltanto dopo sette giorni». Privatamente Mario Spallone, medico di Togliatti, subito accorso a Yalta, fu molto duro. Togliatti era stato ucciso «non solo dalla trombosi cerebrale, ma da cure sbagliate e dalla mancanza di apparecchiature mediche adeguate. Fanno voli verso la Luna e mancano delle cose elementari».

Secondo Ion Mihai Pacepa, in quegli anni l'assassinio era uno strumento della politica internazionale. Anni dopo hanno tentato di uccidere anche Enrico Berlinguer, a Sofia, in Bulgaria. È il 3 ottobre del 1973 e lo storico leader comunista è stato invitato dal leader Todor Zhivkov a ritrattare affermazioni contrarie alla linea sovietica: si arriva a una rottura e Berlinguer viene sbrigativamente riportato all'aeroporto. Poco prima di un alto viadotto, la scorta della polizia si dilegua e l'auto è speronata intenzionalmente da un camion militare: per fortuna di Berlinguer, un palo della luce la trattiene dal finire nel vuoto. Muore l'interprete seduto accanto a lui e sono feriti alti dirigenti invisi a Zhivkov... Berlinguer non volle mai più tornare a Sofia. Raccontò solo ai suoi cari quanto fosse sicuro dell'attentato.




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