Riaperture, i ristoratori di Pavia soddisfatti a metà: «Solo un contentino per farci stare zitti»
PAVIA. Incertezza e disillusione: i ristoratori pavesi non le mandano di certo a dire definendo le nuove riaperture di lunedì 26 aprile come discriminanti. A dirlo, sia chi paga un plateatico e quindi potrà aprire a cena alla sera all'aperto che quelli sprovvisti di spazi fuori dal proprio ristorante.
C’è solidarietà nella categoria e chi potrà beneficiare delle aperture pensa ai colleghi che dovranno inventarsi qualche area all’aperto sperando in un semaforo verde dagli uffici comunali. Rimane comunque il problema del clima: di certo le temperature serali nel nostro territorio non corrispondono a quelle di una regione del Sud, ma le nuove norme varranno per tutti. Ovviamente parliamo di aperture che potranno avvenire solo in caso di zona gialla “rafforzata”.
Il commento di Lorella Soldati, titolare della Locanda del Carmine nell'omonima piazza in centro storico a Pavia e presidente cittadina dei ristoratori di Ascom, non è dei più teneri: «Sinceramente mi sembra un contentino per farci stare zitti – attacca –. Avrebbe avuto più senso erogare dei sostegni adeguati, quelli di ora non bastano nemmeno a pagare l'affitto. Dobbiamo tenere in considerazione che dalle nostre parti fa ancora freddo la sera, una persona non mangia molto volentieri fuori. Inoltre tanti ristoranti non hanno uno spazio esterno e i posti sono limitati». La sua locanda paga un plateatico e la possibilità di cenare all’aperto ci sarebbe pure, ma il gioco non sembra valere la candela e prosegue: «Potrei provare ad allargarmi, ma non è una soluzione. Credo che il Comune, invece degli sconti, non dovrebbe farci pagare il plateatico. Altra considerazione da fare riguarda la nostra programmazione: compro dei prodotti e se per caso cambia il tempo nel giro di poche ore, rischio di non avere clienti la sera. Queste regole categorizzano ristoranti di serie a e serie b in base al possesso di un dehors. Chi per esempio ce l’ha tutto chiuso deve pagare comunque le tasse, ma non potrà riaprire». In città esistono molti ristoratori sprovvisti di spazi all’aperto e in questo caso la situazione lascia l’amaro in bocca, ma non si vuole alzare bandiera bianca.
La Torre degli Aquila in corso Strada Nuova sta provando a trovare una soluzione, spiega il titolare Adamo Perin: «Cercheremo di chiedere agli uffici comunali la possibilità di utilizzare qualche spazio in piazzetta Arduino dietro al nostro locale, oppure sotto l'arco qua vicino, ma sarebbe necessario allestire una grande pedana. Oppure anche in Strada Nuova. In ogni caso è necessario valutare l’impatto per non creare disagio, ma penso che per dare una mano il Comune dovrebbe chiudere il corso ai mezzi del trasporto pubblico almeno per questo periodo. Altra cosa da valutare attentamente è il tipo di investimento economico: il clima sarà freddo di sera e per accogliere i clienti bisognerà comprare i “funghi” per il riscaldamento, attrezzature che dopo poco non userei già più. Penso che il governo abbia voluto dare un contentino per spostare nel tempo le vere aperture e rimandare la decisione».
Come detto, l’incertezza va di pari passo con la disillusione ed i continui cambiamenti degli ultimi mesi hanno scoperchiato il vaso di Pandora: chi decide non conosce le attività di ristorazione. Questa è l’opinione che Luigi Greco, titolare del ristorante “Quattro” alla Sora, esprime da diverso tempo: «Lavorare in questa maniera non ha senso. Noi dobbiamo programmare sia sulla spesa che sulle attrezzature da comprare. Io ho una veranda e per fortuna posso aprirla e partire dal 26 aprile a cena, ma non penso lo farò: riprenderò quando le temperature lo consentiranno. Se compro i “funghi” per riscaldare, poi cosa me ne faccio? Lo stesso vale per i prodotti, magari ho una bella prenotazione per la serata e nel giro di poco cambia il tempo: i clienti non vengono e io rimango con il cibo comprato. Non abbiamo bisogno di false aperture e falsi sostegni, ma di certezze. È discriminatorio fare lavorare solo chi ha un dehors, dovremmo farlo tutti. Hanno detto che i ristoranti causavano contagi, siamo rimasti chiusi per mesi e i contagi non sono diminuiti». —
Alessio Molteni