Incassi giù e conti in rosso, Val Cismon lascia l’ospedale di Feltre
FELTRE. La pandemia ha messo in ginocchio anche le attività commerciali all’interno dell’ospedale di Feltre. La cooperativa Val Cismon che dal 2017 gestisce il negozio di merceria, ha dato forfait: le spese superano i ricavi e c’è anche da corrispondere il canone di concessione che è rimasto fisso e invariato a 4.800 euro annui. Così al posto di Val Cismon subentra un’imprenditrice diretta, cosa che consente la diminuzione dei costi di gestione e il conseguente rispetto delle condizioni contrattuali.
A questa scelta consensuale sono giunti l’azienda sanitaria Usl Dolomiti e la cooperativa Vacismon che concede il subentro, sotto forma di acquisto di ramo d’azienda a Mara Cescato. Prima di addivenire a questa decisione c’erano stati dei contatti fra le parti interessate, come si evidenzia nella delibera dell’Usl Dolomiti firmata dalla dg Maria Grazia Carraro.
«Il presidente di Val Cismon Daniele Olivotto ha fatto presente l’impossibilità della Cooperativa di adempiere ai propri obblighi contrattuali di vendita al dettaglio di prodotti, servizi e di corrispondere il canone di concessione», comunicando nel mese di marzo le “dimissioni” con subentro dell’imprenditrice privata. Non è previsto il cambio di destinazione d’uso merceologico. Si continuerà cioè con la vendita al dettaglio di abiti, calzature, biancheria personale, articoli di profumeria e igiene personale.
Per gli affitti dei negozi all’interno dell’ospedale non si è calmierato il costo, contrariamente a quanto successo per il bar Bargenta. In questo caso prima c’è stata la sospensione dell’affitto, causa pandemia, poi l’Usl ha provveduto al ricalcolo del canone a seconda dei ricavi documentati.
A tanto l’Usl Dolomiti e il Gruppo Argenta erano dovuto arrivare, a fine anno scorso, per garantire la sopravvivenza di un servizio pubblico, quello del bar dell’ospedale “Bargenta” che aveva più che dimezzato i ricavi, da marzo a fine 2020, con una perdita di utile di esercizio che ha sfiorato i 130 mila euro.
Il lockdown prima e le riduzioni di orario dopo, appunto per non creare assembramenti proprio dentro un luogo sensibile com’è l’ospedale, ha infierito sull’attività per la quale si paga un affitto mensile di oltre 16 mila euro e che con l’Usl Dolomiti ha un contratto di 60 mesi per oltre un milione di euro in canone spalmato sui cinque anni.
Così il gestore del Gruppo già in maggio dell’anno scorso aveva chiesto all’Usl Dolomiti, proprietaria dei locali commerciali all’interno del presidio ospedaliero, la sospensione del canone d’affitto fino a ottobre e la riduzione dello stesso dell’80 per cento.
L’Azienda da parte sua ha fatto i controlli del caso richiedendo la fornitura della documentazione necessaria per confrontare l’attività (fatturato, ricavi, numero scontrini), con il periodo corrispondente dell’anno precedente “e ogni altro oggettivo elemento ritenuto pertinente ed appropriato a motivare tale istanza” , come si era evidenziato nella delibera sottoscritta dalla dirigenza allora retta da Adriano Rasi Caldogno. E in settembre ha comunicato al Gruppo Argenta la sospensione del canone di concessione sino al mese di ottobre 2020. —
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