L’elettrificazione delle linee bellunesi apre i binari al trasporto merci
BELLUNO
Il 13 giugno entreranno in funzione i treni elettrici tra Belluno, Ponte nelle Alpi e Venezia. Nel 2024 anche quelli per Feltre e Montebelluna, da qui verso Treviso e in direzione di Castelfranco e Padova. Sarà mai possibile utilizzare la linea anche per il trasporto merci? Dba Group ha compiuto studi e ha verificato che ci sarebbero problemi di pendenza, soprattutto tra Vittorio Veneto e Santa Croce al Lago, ma anche da Longarone in avanti, qualora la linea venisse elettrificata fino a Calalzo, con prosecuzione verso Cortina.
Ma dalla parte opposta, quindi da Ponte nelle Alpi fino a Belluno, quindi a Feltre e Montebelluna, queste difficoltà non ci sarebbero e il trasporto merci risulterebbe anche fattibile. «A mio parere, se la prospettiva è quella della transizione ecologica, questa è un’opportunità da sfruttare», afferma Francesco De Bettin, fondatore con i fratelli di Dba e incaricato da Confindustria di preparare un piano trasporti con le associazioni di Trento e Bolzano, e con la collaborazione dell’Università di Padova. «Lo è tanto di più se Feltre potrà collegarsi con la Valsugana, che sarà anch’essa elettrificata, per cui i nostri convogli merci potrebbero raggiungere Trento per salire sul corridoio europeo del Brennero».
Ma, secondo De Bettin, ci sono degli studi da promuovere soprattutto con le industrie manifatturiere, per capire se possono avere la convenienza del trasporto su ferro. «Per le grandi distanze sicuramente sì, ecco perché abbiamo chiesto all’università di Padova di studiare anche uno sfondamento a Nord del futuro Treno delle Dolomiti, da Cortina a Dobbiaco, per poi immettersi sulla linea della Val Pusteria, e, dall’altra parte, fino a raggiungere Lienz, quindi l’Austria, dove agganciare altri tracciati».
La provincia di Belluno ha realizzato esportazioni, nel 2019, per 4 miliardi e 48 milioni di euro, l’anno scorso per la pandemia il 21,8% in meno. Tutte merci che viaggiano su gomma. L’import è di gran lunga inferiore. Nel 2018 è stato di 931 milioni, l’anno successivo di 855, nel 2020 di 755 mila euro. Quante materie potrebbero viaggiare su treno?
Studi specifici non sono stati ancora fatti. Le esportazioni di occhiali rappresentano la voce maggiore, pari (nel 2019) a 2 miliardi e 857 mila euro. «Un treno di occhiali è difficilmente proponibile, un vagone sì ma non sarebbe economicamente conveniente», riflette l’assessore regionale Giampaolo Bottacin. «Meglio, dunque, altra manifattura, come gli impianti che escono dalle ditte della refrigerazione. Ma per lunghi percorsi, perché altrimenti è più comodo usare il camion che carica alla fonte e scarica davanti al supermercato da attrezzare».
I macchinari esportati dalla provincia valgono intorno a 450 milioni. Seguono i prodotti in gomma e in plastica, che cubano 127 milioni (l’anno scorso erano in aumento), poi l’elettronica con 88 milioni, l’abbigliamento con 58, la metallurgia con 78, la carpenteria con 62. Le merci sono dirette in Europa per oltre un miliardo e 700 milioni, fuori due miliardi e poco meno di 300 milioni.
«I presupposti economici ci sarebbero. Per la Valbelluna, anzitutto, con le zone industriali prossime alle stazioni ferroviarie. Da Paludi dell’Alpago, a Longarone, dalla Luxottica di Sedico alle tante eccellenze industriali di Limana, Mel, Trichiana, e poi alle aziende del feltrino».
«Da subito, intanto, si potrebbe anticipare – suggerisce Helmut Moroder, un esperto del settore – col trasporto merci leggero. Faccio qualche esempio: dal pesce della laguna verso le Dolomiti, ai prodotti lattiero caseari del Bellunese in direzione opposta. Sarebbe sufficiente attrezzare un vagone da agganciare a qualcuno dei treni passeggeri quotidiani. Lo si fa già, per esempio, in Alto Adige». —