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Май
2021

Donnoli “Cervello ribelle” La Sardina si racconta «Così ho trasformato la rabbia in impegno»

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L’INTERVISTA

Non riesce a essere ambiguo, fa domande senza filtri e dice con onestà quello che pensa. Al ferrarese Lorenzo Donnoli la sindrome di Asperger ha sottoposto la realtà diversamente rispetto ai suoi coetanei. Con gli anni essere Aspie gli ha dimostrato quanto per tutti gli altri, i neurotipici, era difficile mantenersi limpidi e coerenti.

Il portavoce nazionale delle 6000 sardine si racconta nel libro appena uscito per Piemme, Cervello ribelle. Diario atipico di una sardina autistica. E il suo esordio si rivela una prova di coraggio: per chi come lui ha una passione congenita per i numeri, la scienza, l’oggettività, l’Asperger è diventata una lente per interpretare il mondo e la sua gestione. Per questo i politici inconcludenti e bugiardi sono stati da subito il suo bersaglio.

Donnoli, perché mettere nero su bianco sofferenze e conquiste della sua emancipazione?

«È doveroso fare divulgazione. Non si conosce cosa sia l’autismo; spesso la diversità viene messa da parte e stigmatizzata. In una società in cui l’empatia dovrebbe essere il fondamento di qualsiasi relazione, se non ci si viene incontro è impensabile che ci sia un’integrazione consapevole. Persino tra di noi e proprio a partire dall’educazione all’affetto. Non a caso, in Occidente è l’Italia il paese con il numero più basso di adulti consapevoli di essere nello spettro dell’autismo».

Il suo approccio all’apprendimento era differente rispetto a quello dei suoi compagni. Cosa intende con avere diritto alla diversità?

«Essere ipersensibili comporta una condizione di allarme perenne. Basta immaginarsi cosa possa significare per un bimbo Aspie trovarsi nel chiasso di una classe. Non si tratta di subire una vita peggiore, ma di fatto più ostica. Noi Asperger siamo dotati di un pensiero visuale, un senso di giustizia radicato sin da bambini tanto quanto l’amore per la verità. Non riusciamo a mettere a fuoco i volti delle persone, e molti di noi non hanno il senso del tempo né dell’orientamento. Il nostro vocabolario emotivo è limitato specialmente da piccoli, portandoci a essere esclusi e in età adulta a meno opportunità».

Quando è cominciata la sua battaglia contro le disuguaglianze?

«La nostra generazione ha visto crescere Amazon e i big tech, le morti sul lavoro e il surriscaldamento del pianeta. Le Galapagos sono sempre state il mio luogo dell’anima e là mi sono reso conto che un modello alternativo fosse possibile. Sono andato sulle isole come volontario per un’ong, lavorando sia coi bimbi autistici sia per la preservazione delle specie a rischio. La natura laggiù è al primo posto e l’innovazione è al servizio dell’ecologia».

Dopo le Galapagos ha fatto il primo video contro Grillo, per poi animare le piazze che hanno preceduto la venuta delle Sardine: da quelle antirazziste per lo Ius soli a Nonunadimeno ai Fridays for Future. Racconta il suo privato con autoironia: essere Aspie è un aiuto a vivere bene la sua omosessualità, ma quali sono i gesti estremi a cui fa riferimento nel libro?

«Attraverso il mio percorso ho approfondito determinati aspetti, come l’autolesionismo e i tentativi di suicidio che tra di noi sono 9, 4 volte più frequenti che tra i neurotipici. La mia intenzione - continua Donnoli - è restituire un messaggio di speranza, non solo ai 13 milioni di italiani con disabilità, ma a tutte le persone fragili. Sulla mia pelle ho vissuto l’essere denigrato in quanto bracciante straniero in Australia. In compenso, ho superato gli attacchi omofobi subiti qui e grazie alla mia neuroatipicità ho trasformato la rabbia in impegno creativo e politico». —

Matteo Bianchi

© RIPRODUZIONE RISERVATA




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