Per il giudice la laguna di Grado non è del Comune
GRADO Ancora una volta la laguna di Grado, proprietà del Comune (lo attesta il registro del Tavolare) è al centro dell’attenzione per una vicenda giudiziaria che impegna l’amministrazione comunale in una vertenza per rivendicare antichi e consolidati diritti.
Questa volta a innescare il caso è una recente sentenza del giudice di pace del Tribunale di Gorizia che ha specificato che sul territorio non grava alcun diritto di uso civico.
Tutto si rifà al ricorso di un pesca sportivo al giudice di pace che era stato sanzionato dalla Polizia locale poiché pescava in laguna senza il permesso.
«Una recente sentenza emanata dal giudice di pace di Gorizia – sottolinea il sindaco, Dario Raugna – in merito a un ricorso per una contestazione sul mancato pagamento del permesso sulla pesca sportiva nella laguna di Grado ha stabilito che sul nostro territorio non grava alcun diritto di uso civico, trattandosi, a detta del giudice, di demanio marittimo».
Il sindaco aggiunge pertanto che il Comune impugnerà la sentenza presentando istanza di appello nei termini stabiliti dalla legge, «essendo noi certi della titolarità del bene in oggetto, con tanto di decreto tavolare».
La laguna di Grado, e ci sono diverse sentenze in merito a seguito di altri tentativi fatti in passato, specialmente dal Demanio Marittimo e dalla Regione, appartiene dunque al Comune di Grado ed è gravata da usi civici. Proprio in virtù di questi usi civici il Comune rilascia annualmente le licenze di pesca in laguna ma solo per i non residenti in quanto i locali godono del diritto di uso civico e possono farlo liberamente.
Tant’è che lo scorso anno sono state rilasciate 850 licenze per la pesca in laguna per non residenti, contro le 570 del 2019 e le quattro dell’anno precedente.
«Il nostro approccio sulla pesca sportiva nella nostra laguna – specifica Raugna – è simile a quello di altre località, come la laguna di Orbetello, anch’essa gravata da uso civico».
Sul perché il Comune di Grado faccia pagare il permesso di pesca il sindaco precisa ancora che «imponiamo una tassa sul prelievo per i non residenti indirizzando questi proventi al mantenimento e tutela del sistema lagunare, e visto il numero degli aderenti, per nulla trascurabile, ci sembra doveroso chiudere dei cicli virtuosi che possano portare beneficio al nostro territorio compensando le perdite della parte faunistica. In futuro - secondo il sindaco - anche attraverso questi fondi, verranno definite delle zone per il ripopolamento e rafforzati i controlli, a garanzia dei delicati equilibri che regolano l’ambiente».
Nella sentenza del giudice di pace appaiono in ogni caso dei controsensi come segnalano alcune persone sui social intervenendo sul fatto.
L’unica cosa certa è, infatti, la decisione del giudice che ha ridotto da 333 euro a 25 euro la sanzione. Ma se sanzione c’è vuol dire che il pescatore ha in ogni caso commesso un’infrazione.
Il giudice di pace ha, infatti, precisato che, secondo lui, pur non essendosi uso civico, il Comune di Grado può disciplinare la pesca in laguna e anche sanzionare chi non rispetta quanto previsto.
In sintesi il giudice di pace, Giuseppe La Licata ha accolto parzialmente il ricorso, rideterminato la sanzione ma ha anche compensato le spese di giudizio.
Ciò significa che il pescatore dovrà pagare comunque metà delle spese.
