Agguato mafioso a Foggia: ferito il fratello del boss Pasquale Ricucci, ucciso due anni fa
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È stato colpito in varie parti del corpo. Giuseppe lavora come autista per una ditta di rifiuti per il comune di Monte Sant'Angelo, già destinataria di un’interdittiva antimafia da parte del prefetto
FOGGIA. Ferito a colpi di arma da fuoco. Bersaglio Giuseppe Ricucci, fratello del boss Pasquale, ucciso due anni fa davanti al portone della sua abitazione. Sul Gargano si torna a sparare. Il timore è che l’accaduto possa inquadrarsi nella guerra di mafia che da decenni insanguina la zona.
L’agguato, questa mattina, mentre l’uomo era a bordo del mezzo per il trasporto rifiuti. Il 45enne lavora infatti come autista e, all’alba, stava percorrendo il tratto di strada che da Macchia conduce a Monte Sant'Angelo. Erano le 6.30. È stato raggiunto da decine di colpi mentre era a bordo del camion, sulla statale 89. Volevano uccidere. Ha riportato ferite in varie parti del corpo. I molteplici proiettili lo hanno raggiunto al volto, all’addome e al torace ed è stato ricoverato nel vicino ospedale di Manfredonia, in provincia di Foggia, in gravi condizioni. Lì è stato accompagnato da una persona che lo ha soccorso. Poi è stato trasferito a San Giovanni Rotondo, a Casa Sollievo della Sofferenza. Ma non sarebbe in pericolo di vita.
Indagini in corso dei carabinieri che stanno cercando di ricostruire quanto accaduto. Il vetro anteriore del furgone, un Poggio Porter, risulta crivellato di colpi. Da accertare la dinamica. La zona è stata transennata. Alla base, potrebbe esserci anche una vendetta trasversale o legata ad aspetti personali o, eventualmente, delinquenziali della vittima che ha piccoli precedenti per rapina. Forse uno sgarro. Gli investigatori non escludono la vendetta mafiosa, ma restano aperte anche le altre piste.
Giuseppe Ricucci, originario di Macchia, lavora come autista per una ditta di rifiuti per il comune di Monte Sant'Angelo. Si tratta della Tecneco, che l’anno scorso fu destinataria di un’interdittiva antimafia da parte del prefetto di Foggia Raffaele Grassi e «i cui effetti sono stati recentemente sospesi a seguito della misura del controllo giudiziario». L’azienda, più volte, ha subito attentati a mezzi e strutture. In particolare incendi. Proprio la prefettura, alla luce dell’agguato di oggi, ha disposto un’intensificazione delle attività di controllo del territorio attraverso «specifici dispositivi di intervento a carattere interforze».
Ricucci è il fratello di Pasquale, detto «Fic secc», assassinato l’11 novembre del 2019 per un regolamento di conti. Sull’asfalto vennero trovate numerose cartucce. Una decina. Per gli investigatori era uno dei vertici della batteria criminale Lombardi-Ricucci-La Torre, erede dei Romito, e in guerra con i Libergolis-Mucci. Pasquale era considerato a capo del sodalizio un tempo retto da Mario Luciano Romito, ucciso nel 2017 a San Marco in Lamis: morirono anche suo cognato e due agricoltori innocenti, i fratelli Aurelio e Luigi Luciani, ritenuti testimoni scomodi dell’omicidio del boss di Manfredonia. E ora il timore è che Giuseppe Ricucci possa avere un ruolo negli assetti del territorio. Giovanni, il padre dei due, scomparso nel 1994, è considerato vittima di lupara bianca. Quello di queste ore potrebbe essere un tentato omicidio per ristabilire gli equilibri criminali del Gargano dove risultano attivi numerosi clan. Una faida per il controllo dei traffici illeciti: estorsioni e stupefacenti, omicidi e attentati.
Nella provincia di Foggia, convivono la cosiddetta «Società foggiana» e le mafie del Gargano e di Cerignola. Violente e sanguinarie, ritenute dal procuratore nazionale Antimafia Cafiero De Raho «nemico numero uno dello Stato». Negli ultimi 40 anni, oltre 350 omicidi e tentati omicidi, la maggior parte ancora irrisolti. Monte Sant'Angelo, inoltre, è tra i 4 comuni finora sciolti per mafia in provincia di Foggia. Insieme a Mattinata, Cerignola e Manfredonia. Mentre a Foggia è al lavoro in queste settimane una commissione del Viminale per verificare eventuali infiltrazioni della criminalità. Risultano inchieste per presunta corruzione e tangenti. Qui tre consiglieri comunali sono stati arrestati e, negli ultimi giorni, il primo cittadino si è dimesso. Sabato scorso, la sua abitazione è stata oggetto di una perquisizione. «Foggia in questo momento ha bisogno di serenità - aveva detto il sindaco Franco Landella - di essere tenuta al riparo da ogni tentativo di gettare fango su chi l'amministra con passione e dedizione».