Pallone rosa, cresce il numero delle tesserate nel Padovano
PADOVA. Un movimento in crescita impetuosa ma sul quale regna una grossa incognita.
La stagione che sta volgendo al termine certifica l’ascesa costante del calcio femminile. Una crescita trainata anche dalla nostra regione, con il Veneto che si appresta a superare quota 2000 calciatrici tesserate. Il movimento ha retto nel modo migliore e all’impatto con il Covid, il settore giovanile è in espansione e le prime squadre continuano a farsi valere e ad attirare sempre più interesse.
Tutto perfetto? Quasi.
L’approdo al professionismo, auspicato da tempo per cercare di ridurre il gap tra maschile e femminile, resta ancora un passaggio nebuloso. Si farà? Quando? E come? L’ultima delibera della Figc fissa alla stagione 22/23 l’inizio del primo campionato professionistico di calcio femminile in Serie A.
Un passo che, a cascata, avrebbe dovuto coinvolgere nel giro di qualche anno anche la Serie B. Ma restano ancora diversi punti interrogativi e i tempi, da quel che filtra, potrebbero dilatarsi. Le stesse società che ne pensano?
Le due massime esponenti padovane ondeggiano tra fiducia e scetticismo.
Il Cittadella Women ha brindato alla salvezza in Serie B per il terzo anno consecutivo, ma ora aspetta di capire come muoversi per consolidare il proprio progetto: «Finché non ci saranno delle certezze da parte della Federazione sui contributi non credo possa essere sostenibile il professionismo per il calcio femminile italiano», il parere di Zeudi Doris, vice presidente del Cittadella Women.
«Probabilmente soltanto le squadre che sono assorbite completamente dalle società maschili possono permettersi di fare questo passo, ma non dimentichiamo che attualmente il settore femminile rappresenta una voce di bilancio negativa per i club di Serie A. Specialmente dopo i danni prodotti da questa pandemia. Da parte mia sono piuttosto scettica, non si può costruire un grattacielo partendo dall’attico».
E le fondamenta come si mettono in piedi? «Bisogna costruire un prodotto spendibile sul mercato, attirare l’interesse di spettatori e sponsor. Al momento non siamo attrezzati e non credo possa cambiare tutto in un paio d’anni. Noi continuiamo il nostro progetto, abbiamo un accordo di licenza con il Cittadella maschile, ma se i granata volessero rafforzare la collaborazione siamo pronti a parlarne».
Discorso molto simile per quel che riguarda il Padova, attualmente in Serie C, ma voglioso di tornare presto quantomeno in B: «Questo è il nostro obiettivo, non ci nascondiamo», spiega il presidente Massimo Mingardi.
«Una città come Padova merita una rappresentanza del calcio femminile in Serie B e puntiamo a tornarci presto. La nostra società è strutturata e gode di un’ottima base nel vivaio, ma per il momento siamo lontani da un contesto professionistico. Il mio parere è che il professionismo sia necessario per le società di Serie A per avvicinarsi un po’ di più ai maschi. Noi da parte nostra facciamo i salti mortali con un budget ridotto, portiamo avanti una collaborazione proficua con il Padova maschile ma auspichiamo di poter rafforzare questa partnership per pensare a qualche investimento maggiore».