Aperti a Treviso otto alberghi su dieci: «Ma fino a luglio non abbiamo ospiti»
TREVISO. Circa 150 dei 176 alberghi della provincia di Treviso hanno riaperto i battenti, ma stanno lavorando con meno del 10 per cento delle camere occupate. Chi è tornato al lavoro lo ha fatto soprattutto per apparecchiare la grande ripartenza dei mesi estivi, perché alla voce “prenotazioni” il piatto piange ancora. Il turismo nella Marca stenta a decollare, non ci sono prenotazioni per giugno e Federalberghi imputa la falsa partenza al caos su passaporto vaccinale e “Green pass”.
l’andamento
«Sì, la maggior parte delle strutture sono aperte, ma sono sostanzialmente vuote, vuol dire lavorare con l’occupazione delle camere al 10 per cento» riflette Giovanni Cher di Federalberghi. «Questo significa svuotare le casse, soprattutto per le strutture medio grandi, mentre stanno meglio le piccole che vanno avanti a conduzione familiare». Eppure le restrizioni si sono allentate, la campagna di vaccinazione ha preso un buon ritmo, l’aeroporto Canova riaprirà il primo giugno. Tutto questo non si traduce in camere prenotate? «Ancora no. Vediamo qualcosa muoversi sotto data, cioè con pochissimo preavviso, perché l’incertezza regna sovrana e perché gli spostamenti di natura commerciale sono ancora prevalenti rispetto a quelli turistici. Sta arrivando qualcosa per il mese di luglio: clienti italiani che chiedono camere in zona pedemontana, soprattutto colline Unesco, in strutture che applicano tariffe rimborsabili. Giugno, invece, è ancora fermo, nonostante fosse storicamente un periodo di buoni flussi». Se Conegliano-Valdobbiadene e l’Asolano hanno qualche motivo per sorridere, non altrettanto vale per il capoluogo: «In centro storico le prenotazioni sono scarsissime» conferma Cher, «mentre la zona a sud di Treviso, che storicamente orbita attorno agli arrivi su Venezia, è completamente ferma».
caos certificazioni
Secondo Federalberghi molto dipende dalle voci che si rincorrono sul “Green pass”, una non meglio specificata certificazione che consentirebbe alle persone vaccinate, immuni o con tampone negativo di spostarsi liberamente tra regioni e tra Stati dell’Unione Europea. Un progetto che per ora è soltanto tale, e così i turisti preferiscono aspettare che si concretizzi prima di prenotare: «I clienti ci chiamano, ci chiedono cosa sia questo “passaporto vaccinale” e come fare ad averlo, ci chiedono se è obbligatorio e da quando, tutte domande a cui non sappiamo rispondere» ammette Cher. «Questa incertezza non fa che congelare la situazione. Siamo favorevoli all’idea di un “pass” che agevoli gli spostamenti, ma serve chiarezza, è ora di creare qualcosa di concreto. L’Ulss rilascia una dichiarazione a chi si è vaccinato, ma è sufficiente? E poi cosa serve? Un’autodichiarazione? Chi vorrebbe andare in vacanza il 2 giugno ed è perfettamente in regola, magari già con la seconda dose di vaccino, ad oggi non sa cosa fare. Legge sui giornali che servirà il passaporto vaccinale, ma il governo deve affrettarsi a spiegare come funziona». andrea de polo