Ortopedici dell’ospedale Civile di Venezia a Bergamo per operare: interrogazione in Parlamento
VENEZIA. Non accenna a placarsi la polemica legata all’impiego della équipe chirurgica ortopedica dell’ospedale Civile di Venezia negli ospedali privati di Bergamo.
Non solo in Consiglio regionale. Il caso dell’équipe del reparto di Ortopedia dell’ospedale Civile di Venezia in prestito alla clinica privata lombarda Istituti Ospedalieri Bergamaschi approda anche in Parlamento, con un’interrogazione della senatrice 5 Stelle Orietta Vanin.
«In un momento in cui, all’ospedale Civile, ci sono liste di attesa anche di sei mesi, viene concesso agli ortopedici dell’ospedale di praticare la libera professione all’interno di strutture private. È una situazione che provoca un grande imbarazzo, per usare un eufemismo» spiega Vanin.
L’accordo, nero su bianco in una delibera firmata il 26 febbraio, è uno degli ultimi atti della gestione di Giuseppe Dal Ben, poi trasferito all’azienda ospedaliera di Padova e sostituito da Edgardo Contato, l'attuale direttore generale dell'azienda Serenissima. In sintesi, il team di ortopedici veneziani, guidato dal primario Alberto Ricciardi, è chiamato a un paio di trasferte al mese, durante l’orario di lavoro, per prestare servizio nel policlinico di Ponte San Pietro, Bergamo.
Oggetto del servizio sono prestazioni chirurgiche di alto livello e dalle quali sono esclusi i soli pazienti veneti. L’interesse dell’Usl 3, nella sottoscrizione di questo accordo, consisterebbe nell’individuare «nuovi potenziali bacini di utenza».
Una ragione che non sta in piedi, secondo Vanin. «Quindi, un paziente bergamasco, verrebbe a farsi operare al Civile? Ma per favore, mi pare ovvio che non accadrà mai. Evidentemente, si tratta di un accordo ad personam».
Con una serie di questioni ancora da precisare. «In primis, l’aspetto economico. È bene che su questo si faccia chiarezza al più presto» sostiene la senatrice pentastellata.
A questo proposito, nella delibera si legge genericamente che l’istituto bergamasco si impegna e rimborsare all’azienda «ogni spettanza retributiva fondamentale e accessoria maturata a ragione dell’assegnazione temporanea (…), comprensiva di eventuali oneri accessori a titolo di indennità, e di tutti i relativi oneri previdenziali e assicurativi a carico del datore di lavoro».
Il caso fa rumore. «Qualsiasi sia la spiegazione, è un accordo quantomeno inopportuno, con il quale si depotenzia il servizio pubblico in una città già dalle tante fragilità in materia sanitaria» sottolinea Vanin.
«In questo modo, inoltre, si va a caricare ulteriormente l'ospedale Dell'Angelo, dove già vi è una sola sala operatoria attiva, con liste d'attesa estremamente lunghe. Mi auguro di ricevere al più presto una risposta soddisfacente alla mia interrogazione» la conclusione della parlamentare grillina, su un caso che già era stato oggetto dei giudizi duri del Partito democratico regionale e della Cgil.