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Май
2021

Neonata morta dopo il parto a San Donà. Due ginecologi sotto processo

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SAN DONA’. Due ginecologi esperti sono a processo, accusati dalla pubblico ministero Federica Baccaglini di non essersi accorti della malformazione del feto concepito con la fecondazione assistita da una signora di Mestre, loro paziente. La bimba era nata il 18 gennaio 2017, all’ospedale di Mestre: trasferita d’urgenza all’ospedale di Padova, la piccola è morta due giorni dopo, per le conseguenze dell’edema cerebrale e della polmonite dovuti a un’infezione.

Per la pm Baccaglini, i due medici avrebbero dovuto accorgersi della presenza della malformazione, che sarebbe stata - secondo la consulenza medico legale dell’accusa - all’origine dell’infezione: l’inserzione velamentosa del cordone ombelicale, che si verifica quando il cordone non si congiunge in maniera regolare alla placenta, fattore di rischio per il feto.

Al contrario, per la difesa dei due medici - gli avvocati Stefano De Checchi e Lino Roetta - non solo ci sarebbe stata evidenza della malformazione, ma l’origine dell’infezione che ha ucciso la neonata sarebbe stata di altra natura e individuabile solo con gli esami effettuati in ospedale.

Tant’è, davanti a consulenze dai risultati opposti di Procura e difese, il giudice per le udienze preliminari Andrea Battistuzzi - che sta giudicando i due medici con rito abbreviato - ha deciso di nominare un proprio perito, per avere una valutazione “terza”, rinviando l’udienza al 21 giugno.

Inizialmente la Procura aveva indagato un gran numero di medici e ostetriche degli ospedali di Mestre e Padova, concludendo però per un’archiviazione delle loro posizioni.

Ha invece chiesto il processo per il dottor Fabio Panizzo (sandonatese, ginecologo ostetrico dalla signora) e del dottor Carlo Bergamasco (residente a Padova, ginecologo esperto in morfologia neonatale), con l’accusa di “responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario”. Per la pm avrebbero dovuto approfondire le risultanze dell’ecografia ostetrica alla quale si era sottoposta la donna nel giugno 2016 a Milano e che avrebbe rilevato un sospetto di malformazione fetale.

«Siamo sereni, forti delle risultanze della consulenza di esperti di Anatomia patologica come la professoressa Aprile e il dottor De Maso», commenta l’avvocato De Checchi, «certo, si tratta di una storia triste, ma le cause dell’infezione sono di altra natura rispetto alla malformazione, per altro difficile da individuazione».




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