Il ricordo di Trudi Müller, la “mamma” dei peluche
TARCENTO Avrebbe compiuto 100 anni oggi Trudi Müller Patriarca, fondatrice dell’azienda di Tarcento che è divenuta sinonimo del peluche made in Italy. La signora, di origine tedesca, arrivata nel Belpaese durante la guerra, non se n’è andata più. In Friuli ha incontrato Antonio Patriarca, di cui è poi divenuta moglie e nel paese della pedemontana ha dato vita, come spesso accade, quasi per gioco, al suo primo giocattolo, un animaletto di pezza, senza immaginare che uno avrebbe tirato l’altro e che nel 1954, in pieno boom economico, sarebbe nata Trudi. La sua fabbrica, un pezzo di storia del costume italiano e un serbatoio di occupazione per l’epoca, considerato che negli anni d’oro arriva a impiegare oltre 200 persone. Attualmente ci lavorano ancora in 36, la produzione si è spostata in Cina, la proprietà è passata prima ai fondi di investimento (per 15 anni), poi alla famiglia Preziosi (nel 2019).
«Oggi Trudi fa parte del gruppo, ma resta una società autonoma» tiene a precisare l’ex Ad di Giochi Preziosi, Dario Berté, che dopo 33 anni alla guida del gruppo a gennaio è passato a quella di Trudi in via esclusiva, determinato a far crescere l’azienda e quel suo prodotto unico e inimitabile, un mix di storia, di favola, di morbidezza che negli ultimi quasi 70 anni ha incantato grandi e piccini. Tutto merito di una giovane trentenne tedesca che non sapeva stare con le mani in mano. «I miei si sposano nel 1948, nel 1949 nasco io – ricorda il figlio di Trudi, Giuseppe Patriarca –. Per passare il tempo mia madre si mette a creare degli animaletti in stoffa». Arrivata in Italia al seguito della Todt, prima a Roma, poi (dopo lo sbarco degli alleati) a Tarcento, la giovane Muller (Gertrude all’anagrafe) conosce Antonio e al momento della ritirata resta, «nascondendosi in un armadio» racconta ancora Patriarca. Al primo animaletto, ne seguono degli altri e Trudi, in compagnia di un’amica, decide di provare a venderli.
«Le due vanno insieme a Venezia, entrano in una delle più belle e storiche farmacie della città, mostrano al proprietario gli animaletti e lui se li compra tutti». La vita a Tarcento prosegue, gli animaletti sono un ricordo, finché 15 giorni dopo piomba in casa il centralinista del paese: aveva chiamato una farmacia da Venezia che aveva finito gli animaletti e ne voleva di altri. Non ricordava il nome ma il paese sì e soprattutto l’accento tedesco di una bella signora bionda». A quella chiamata e all’intuizione del centralinista dobbiamo l’inizio dell’avventura di Trudi. Iniziata così e poi cresciuta negli anni, passando dai tessuti al peluche, «comprato inizialmente dai Marzotto che avevano una fabbrica nella zona dell’Aussa Corno», dai grandi esemplari ai Trudini, prodotto bestseller che dagli anni’80 a oggi non conosce flessioni. Il più venduto? Lo scoiattolo. Molto è cambiato da quando Trudi disegnava i suoi prodotti su carta da pacchi grezza. «Li schizzava e aveva già in mente tutte le parti da tagliare per poi farlo cucire a Lina Colautti, che è stata la sua prima sarta, nonché mia bambinaia e che è ancora viva. Lei cuciva, poi il peluche veniva imbottito e mia madre – continua Patriarca – con ago e filo gli tirava l’espressione». Oggi in azienda molto è cambiato, non però l’incanto che si prova guardando le mani agili e competenti delle sarte al lavoro, intente a realizzare i prototipi seguendo le indicazioni dell’ufficio sviluppo prodotto. «I dipendenti sono dei veri artisti – dice di loro l’amministratore delegato – il vero patrimonio dell’azienda, che continua a sviluppare il prodotto, tradurlo in prototipo e in qualche caso anche produrlo. A Tarcento realizziamo infatti i gadget di alcune importanti firme della moda» svela Berté. Il futuro? «L’obiettivo è arrivare a produrre tutti i peluche con imbottitura riciclata entro il 2022 – conclude il manager –. Ma i progetti sono tanti. Produrremo Babbo Natale per Coca Cola e ci piacerebbe fare la mascotte del Giro d’Italia 2022».